Giappone 7-20 Luglio 2015
La programmazione del viaggio in Giappone è iniziata 6 mesi prima perché riteniamo che la programmazione sia fondamentale per la buona riuscita del viaggio soprattutto in un paese in cui la cultura e lo stile di vita è completamente diverso dal nostro.
Per i voli abbiamo scelto AirFrance sia per il prezzo che per la comodità dell’orario. Partenza da Bologna alle 7:00, coincidenza a Parigi alle 11:05, arrivo a Tokyo Haneda alle 6:00 del giorno successivo. Ottima scelta di arrivare la mattina presto dopo un volo di 12 ore, perché bene o male un po’ abbiamo dormito e non è stato un grosso problema il fuso orario perché dopo esserci riposati qualche oretta il pomeriggio eravamo già in giro per Tokyo.
Il nostro viaggio in Giappone è stato in Luglio 2015, al termine della stagione delle piogge ma per qualche giorno l’abbiamo beccata. Non che ci sia dispiaciuto o che ci abbia creato problemi, anzi è stata anche questa un’occasione per conoscere un altro aspetto di questo meraviglioso paese; gli ombrelli trasparenti, i sacchetti per gli ombrelli, la precisione con cui questa stagione inizia e termina. Non vale la pena portarsi l’ombrello dall’Italia, sia perché lì gli ombrelli costano 5-6 €, sia perché i nostri ombrelli non permettono di vedere chi c’è intorno e quando si è in tanti per le strade meglio guardare avanti attraverso l’ombrello e non intralciare.
Dopo la stagione delle piogge viene quella del caldo umido e non è migliore. Abbiamo provato tutte e due perché arrivati l’8/7 e la stagione delle piogge è finita il 12/7.
Ad ogni modo è incredibile come prevedano anche questa con precisione. Il giorno 9/7 a Kamakura pioveva e la guida ci ha detto che il giorno 11/7 sarebbe finita la stagione delle piogge. Il giorno 12/7, c’era il sole! E tutti con l’ombrellino da sole, che è completamente diverso da quello da pioggia! (ombrelli)
Per gli alloggi avevamo prenotato un appartamento con Airbnb a Tokyo (Shibuya) e uno a Kyoto (Omiya), dove facevano parte dell’arredamento anche 2 ombrelli, trasparenti ovviamente. Gli ombrelli come le scarpe non si portano in casa ma si lasciano fuori. E nessuno li tocca, anche perché sono tutti i uguali e nessuno ne è sprovvisto. E poi se per sbaglio prendi quello di un altro, sono tutti uguali!
8/7/2015-Tokyo
Arrivati a Tokyo-Haneda abbiamo subito cambiato il voucher del Japan Rail Pass con il Japan Rail Pass vero e preso le Pasmo cards.
Dall’aeroporto di Haneda si prende la monorotaia fino a Hamamatsucho e da qui la Yamanote line fino a Shibuya. Sulla monorotaia nessun problema, c’era posto anche seduti. A Hamamatsucho la cosa è stata un po’ diversa. Era l’ora di punta sulla Yamanote line e tutti gli uomini salario erano in fila ordinata per salire. Sul marciapiede era indicato il punto esatto in cui si sarebbe aperta la porta, in quel punto le persone erano già in fila “ordinata” seguendo la curva indicata sul marciapiedi al fine di non intralciare il passaggio a chi doveva transitare e soprattutto a chi doveva scendere (per far posto agli altri). E anche noi siamo in fila uno dietro l’altro ognuno con il suo valigione un po’ timorosi cercando di non disturbare l’ordine pubblico. Arriva il treno. Si sale, nessuno spinge ma cerchiamo di metterci in posizione tale da scendere tra qualche fermata senza disturbare troppo con le valigie. Ancora c’è poca gente, ma ci colpiscono le istruzioni sulla parete dei treni su come stare quando il treno è pieno. Lo zaino o la borsa vanno davanti tenuti con una mano, l’altra mano serve per tenersi. Intralciare il meno possibile è la regola. A Shirakawa-go sale una città intera! Non c’è problema per tenersi, nessuno può cadere anche perché da fuori ci sono dei gentiluomini con cappello da ferroviere e guanti bianchi che spingono dentro gli ultimi che hanno tentato di salire. Se avessi avuto la possibilità di salire sulla valigia l’avrei fatto per non sentirmi così in imbarazzo per occupare due posti invece di uno. Arriva la nostra stazione, Shibuya, in un modo o in un altro dovevamo scendere. Ma per fortuna non c’era problema, poiché la maggior parte scendeva lì e un’altra città era pronta a salire. Ma quanti sono!!! Siamo incredibilmente sbalorditi!
Scesi dal treno ci addossiamo alla parete per lasciare che la folla prenda la sua strada e credendo che poi si sarebbe liberato un po’ di spazio. Macché!! Escono da tutti gli angoli, da tutte le porte, da tanti treni che in continuazione arrivano e partono. Dobbiamo adattarci e andare in mezzo a questo traffico di persone. Arrivati ad una scala dobbiamo scendere, ma non c’è scala mobile né ascensore o meglio noi non li vediamo. Così uno va con una valigia e uno aspetta su con l’altra, poi scendiamo tutti e due tenendo di vista la valigia in fondo alla scala (mentalità italiana!! In Giappone i ladri non sono così frequenti come da noi!).
Ed arriviamo fuori, ovviamente piove ma una pioggerellina fine che non ci spaventa, solo che dobbiamo attraversare il famoso incrocio di Shibuya tirandoci dietro i nostri bagagli! Il proprietario dell’appartamento ci aveva inviato un video con il percorso da fare per arrivare dalla stazione di Shibuya al punto di incontro. Partenza dall’uscita Hachiko (famoso cane del film)…. con tutta questa gente che va e viene …… vediamo la statua del cane ma non c’è tempo per soffermarsi….un ultimo ripasso al video e ci mettiamo in fila pronti per attraversare. Si parte! Inizia il primo di tanti attraversamenti di questo incrocio. Alla fine ti ci abitui ed è come attraversare una piazza qualunque solo che c’è tanta gente. Arrivati dall’altra parte ci dirigiamo ai Grandi Magazzini Tokyu Department (2-24-1 Dogenzaka, Shibuya) dove di fronte alla porta ci dovrebbe attendere il proprietario dell’appartamento, ma non c’è! Ci guardiamo intorno ma nessuno corrisponde alla descrizione. Attendiamo un po’ poi mandiamo un sms (30,00 € con Vodafone Passport) e alla fine dopo un po’ arriva con mille scuse e inchini per il ritardo.
Andiamo all’appartamento, 200 m dal famoso incrocio, al 6° piano di un edificio moderno. L’ascensore accede ad un terrazzo sul quale ci sono le porte di ingresso degli appartamenti. L’appartamento è un monolocale in cui le pareti sono armadi. All’ingresso c’è un piccolo luogo dove togliere le scarpe, sulla sinistra 3 porte, la lavanderia, la toilette e la sala da bagno, sulla destra l’angolo cottura. In fondo il monolocale con un letto in terra (praticamente un futon fisso), un tavolino alto 40 cm, due cuscini, un mobile alto come il tavolino su cui è appoggiata la Smart TV 40 pollici. Non c’è nessuna sedia, quindi dovremo stare in terra alla giapponese per una settimana. Ma andiamo nel dettaglio.
La lavanderia è praticamente un piccolo locale in cui entra solo la lavatrice/asciugatrice che è appoggiata sopra una mega vasca per raccogliere eventuali perdite di acqua (altra utile curiosità che in Italia non abbiamo). Sopra a questa c’è un cesto per appoggiare i panni sporchi e le istruzioni completamente in giapponese. Comunque non ne abbiamo avuto bisogno poiché noi partiamo sempre con il cambio giornaliero per tutto il periodo. Dopo la lavanderia c’è la toilette, la parte più automatizzata della casa. In questo piccolo stanzino c’è solo il water, null’altro, ma che water! Dietro il sedile c’è il contenitore dell’acqua dello sciacquone e sopra questo c’è un piccolo lavabo con piccolo rubinetto. Dopo aver tirato lo sciacquone l’acqua, che riempirà di nuovo la cassetta, esce da questo rubinetto così ci si può lavare le mani senza sprecare altra acqua e l’acqua sporca va nella cassetta. Non sembra complicato eppure non ho visto questo sistema altrove nel mondo. Quanta acqua si potrebbe risparmiare!!!
Stando seduti sul water, sulla sinistra c’è la pulsantiera con i seguenti pulsanti:
· schizzo centrale per farsi il bidet, rivolto verso l’alto per gli uomini oppure anche verso l’avanti per le donne.
· intensità dello schizzo regolabile.
· aspiratore
· scarico
In alcuni posti c’era anche la fotocellula per alzare e abbassare il cerchio e il riscaldamento del cerchio del water.
La carta igienica…questa non era all’altezza della tecnologia. Sottilissima per cui per le nostre abitudini se ne spreca troppa. O forse i giappi usano solo gli schizzetti del bidet incorporato? Mmmmah!
Ma continuiamo il nostro giro della casa. Dopo lo stanzino del water ce n’è subito dopo un altro con il lavabo, lo specchio e tutti gli accessori per lavarsi il viso. La parete destra di questo stanzino del lavabo è una porta sulla quale è fissato un porta asciugamano. Aprendo la porta ….c’è la doccia che non è proprio un box doccia come lo intendiamo noi, ma una vera e propria stanzina. Davanti c’è un’area per fare la doccia e subito dopo c’è la vasca (dove si riesce a stare solo seduti).
Usciti dallo stanzino doccia e lavabo, il corridoio è finito e possiamo riprendere la visita dall’altra parte. Partendo dalla porta d’ingresso armadi a muro in ogni nicchia e poi la cucina attrezzata per due persone. Non manca nulla dai fornelli, al forno, al microonde, al lavello, al frigorifero ecc. Fornelli esclusivamente elettrici e di quelli che se non ci metti su qualcosa non funzionano. Poche stoviglie ma lo stretto necessario c’è.
E infine entriamo nella stanza principale, praticamente tutto il resto della casa.
Qui c’è un letto sul pavimento non un futon ma un vero e proprio letto in terra. Altezza da terra 20-30 cm compresi letto, materasso, lenzuola e coperte. A fianco del letto un tavolino con due cuscini, come già detto questo è il nostro unico tavolo. I due cuscini le nostre sedie. Ma? Ma in fondo alla stanza c’è una porta finestra e fuori c’è il terrazzo in cui si intravedono un tavolino e due sedie! Non possiamo portare dentro il tutto e mettere il resto fuori perché piove e non vogliamo rovinare l’arredamento ma una sedia riusciamo a farla entrare tra il muro e il letto. Non c’è spazio per la seconda sedia, né per il tavolino ma ormai ci siamo adattati a vivere una settimana accovacciati.
Ci riposiamo un po’ dopo il lungo volo e nel pomeriggio andiamo a fare un giro verso Ameyoko e Akihabara. Piove, prendiamo gli ombrelli trasparenti in dotazione e si parte. Usciti da casa si va di nuovo a Shibuya, attraversiamo di nuovo il famoso incrocio e ci dirigiamo alla statua del cane Hachiko. Piove ma ci facciamo le prime foto con Hachiko. E poi via con la Yamanote Line verso la stazione di Ueno. Nei treni la situazione è più calma, sono sempre affollati ma non come nelle ore di punta. Dopo circa 40 min arriviamo alla stazione di Ueno e usciamo verso Ameyoko. Piove sempre come prima, sempre con la stessa intensità e noi sempre con il nostro ombrello trasparente cerchiamo la via del mercato ma a causa della pioggia e dell’ora tarda (sono le 15 circa) ormai pochi negozi sono aperti, ma per un primo assaggio di Giappone va bene così. Ci addentriamo nella zona del mercato di Ameyoko finché ci attira una vetrina piena di luci e di rumori che sembra quasi un supermercato. Entriamo ed è il nostro primo ed ultimo impatto con una sala di Pachinko, un luogo pieno di macchinette e persone che giocano. Pachinko è un gioco giapponese molto simile al nostro flipper. Ci sono delle biglie di 1 cm di diametro che usano come fiches, le inseriscono e queste girano in un percorso a ostacoli. Alcuni ostacoli le catturano altri ne rilasciano in multipli. Ovviamente quelli che catturano sono molto di più di quelli che danno le biglie e così a fianco di ogni giocatore ci sono vaschette (tipo quelle che usiamo in Europa per i panni da stendere) piene di palline di acciaio. E rumore, rumore e musica di queste macchinette.
Giriamo ancora un po’ per negozi e ci dirigiamo a piedi verso Akihabara, il quartiere dei cartoni animati e dei giochi giapponesi. I primi giapponesi iniziano a tornare dal lavoro e si vede già un intenso movimento. Akihabara è un quartiere di luci suoni e cartoni animati ovunque, anche i ragazzi e soprattutto le ragazzine si vestono come i cartoni animati. Noi non siamo molto aggiornati sull‘argomento perché ai tempi nostri c’erano solo l’orso Yoghi e Bubu ma certamente qui sembra di essere in un cartone animato. Palazzi interi, alti 5-10 piani e più, pieni di negozi che vendono manga e pupazzi. Inoltre ci sono un’infinità di vetrine in cui con una moneta da 100 yen si può giocare a prendere con una specie di pinza un pupazzo, ma ovviamente, quando ti sembra di aver afferrato la preda, la pinza la lascia e … altre monete da 100 yen (0.70 €) per ritentare. E si divertono tanto!! A un certo punto vediamo una ragazzina vestita come una bambolina davanti a un negozio (le chiamano Cosgirls e ce ne sono tante in giro), provo a fotografarla ma mi fa cenno di no. Pazienza non è poi così grave. Fotograferò tante altre stranezze giapponesi!
Bene, meravigliati a sufficienza decidiamo di tornare verso casa. Riprendiamo la Yamanote alla stazione di Akihabara ed arriviamo a Shibuya. Saranno le 19:30-20:00, è buio ormai perché in Giappone le giornate sono più corte che in Italia, ma buio solo se guardi in cielo. Intorno è pieno giorno, le insegne luminose che erano già accese di giorno ora sono più vivaci, la musica, le pubblicità in giapponese e la gente, ma quanta gente! E i turisti che attraversano l’incrocio con le cineprese e con gli smartphones per riprendere l’affollamento. Gli ombrelli, la pioggia. Ci piace ma siamo un po’ ubriachi, tra il viaggio, il fuso orario, il rumore, le voci giapponesi che risuonano ovunque “Arigatò gozaimasen” e tutto finisce con un “….zaimaaaas". Cerchiamo un ristorante per mangiare, ma in Giappone in ogni angolo si può mangiare e a Shibuya ad ogni passo c’è un ristorante. Scegliamo un palazzo in cui a diversi piani ci sono diversi tipi di ristoranti, un po’ come se tutti i ristoranti di Ferrara fossero in un palazzo solo. Al piano terra ci sono le vetrine con i piatti da scegliere in ogni ristorante. Ne scegliamo uno che ci sembra proponga piatti somiglianti ai nostri europei. E’ il primo giorno e l’adeguamento al cibo deve essere progressivo. Arrivati al 5° piano ci troviamo una serie di ristoranti con le cameriere che si inchinano e ci invitano ad entrare ad ognuno. Entriamo nel primo di fronte all’ascensore e mentre ci portano al tavolo sbirciamo quello che mangiano gli altri. Frittate come delle pizze ma forse dentro c’è del riso. Boh, forse non le avevamo viste in vetrina …. intanto ci accomodiamo al tavolo e ci portano il menu. Ovviamente vedono che non siamo asiatici e quindi ce lo portano in inglese ma non sarebbe stato un problema perché ci sono le foto dettagliate e scegliamo due piatti diversi ma piuttosto simili a degli spaghetti. Buoni! Mangiamo con gusto gli yakisoba non senza l’immancabile zuppa di miso. Da bere prendiamo due birre medie e un’acqua. Totale circa 21 € in due. Possibile? Sì possibile perché in Giappone si mangia bene anche spendendo poco e poi chi l’ha detto che si mangia solo sushi? Sarebbe come dire che in Italia si mangia solo pasta!
Terminata la prima cena facciamo un ultimo giro per Shibuya e vediamo una vetrina con frutta da ricchi. Ci sono due cocomerini. Una a forma di piramide e uno a forma di cuore, costo circa 100 €/uno. Certo che un cocomerino si può mangiare? Non ci pensiamo e andiamo a casa a riposare. In casa un gran silenzio ma appena apriamo la finestra entra la musica e la pubblicità di Shibuya!! Diciamo insonorizzazione giapponese efficiente.
09/07/2015
Oggi si va a Kamakura. Per questo luogo abbiamo prenotato la visita guidata con la signora Yoko Sekiguchi delle Kamakura Welcome Guides. Yoko ci ha fatto vivere un giorno da giapponesi e ci ha dato alcune info utili per i giorni successivi.
Anche qui si va in treno con JRP senza pagare (si fa per dire, perché il JRP è già pagato!).
Partiamo da Shibuya alle 8:56 con la JR Shonan-Shinjuku Line (via Yokosuka Line) e arriviamo a Kamakura alle 9:49 per appuntamento alle 10:00 con Yoko all’uscita Est della stazione di Kamakura. Infatti, arrivati a Kamakura ci dirigiamo all’uscita e puntualmente lei è là con la sua bandierina e il cartello con i nostri nomi. Ma non serve, perché anche se non ci siamo mai visti ci individuiamo subito. Noi italiani siamo inconfondibili. Yoko ci saluta con inchino e ci dà anche la mano. Sì perché dare la mano per i giapponesi non è normale. Loro non si toccano. Si inchinano più volte e basta. Per noi l’inchino e la mano è stato un extra.
Dopo breve presentazione partiamo con l’autobus per il tempio shintoista Hokokuji. In autobus paghiamo con le nostre Pasmo. Che figata funzionano ovunque!
Piove con una pioggerellina fine e fresca che è piacevole e ci fa presumere che se non piovesse sarebbe caldo umido, molto caldo e molto umido. Noi con i nostri ombrelli trasparenti seguiamo Yoko e ci guardiamo intorno estasiati dai tanti Jizo (statuette che rappresentano bambini mai nati) con il bavaglino rosso e/o con la cuffietta rossa. Il culto dei bambini mai nati (Mizuko kuyo) è molto sentito in Giappone ma solo da circa un secolo e Yoko ci spiega che è un modo per le madri che hanno abortito per scusarsi con lo spirito del feto.
I Giapponesi sono superstiziosi e credono che in ogni cosa ci sia una divinità che possa proteggerli. Questa è un po’ l’essenza dello shinto, ma Yoko ci dice che dopo l’influenza cinese che ha portato Buddha e quella europea che ha portato Cristo i giapponesi hanno assorbito tutte le religioni purché “portino bene”.
Attorno al tempio c’è un giardino zen stupendo, ma non si entra nel tempio come da noi in chiesa. Si arriva all’ingresso del tempio e si fa rumore per svegliare le divinità. In genere si battono le mani due volte o si suona una campana, si lancia una moneta in una griglia (i soldi sono graditi in tutte le religioni) e si può pregare in piedi a mani giunte e con la testa bassa. Qualche inchino di saluto ed è fatta, si può proseguire.
In questi luoghi non so mai se pregare o no. Se dico ai nostri preti che prego una divinità pagana mi danno dell’eretico (non che mi crei un gran problema), ma se non prego mi sembra scorretto e far finta, ancora di più. Allora faccio qualche pensiero “buono” nel senso che prego un Dio che non esiste né in Italia né qua e …. vada come vada qualcuno apprezzerà la mia intenzione.
Dietro questo tempio c’è il Bosco di Bambù dove Yoko ci porta alla cerimonia del thè. Si accede alla zona del thè attraverso un percorso di pietre nel bosco, suggestivo, entusiasmante, quasi commuovente. Sarà che è il primo tempio che vediamo, sarà quest’atmosfera triste e umida ma non verrei mai via. La cerimonia del thè avviene praticamente in una specie di bar gestito da signore vestite da sacerdotesse, che innanzitutto si preoccupano di farti pagare (circa 2 euro) con mille inchini e poi con altrettanti inchini ci offrono due vassoi di ceramica rossa antica giapponese con dei disegni di fiori. Yoko ci spiega che sono molto preziosi. Pensa se li facciamo cadere!!! Su ogni vassoio c’è una tovaglietta con disegni giapponesi essenziali, una tazza di bambù con una bevanda verde schiumosa e una specie di caramella rosa. Ci sediamo di fronte al “bar” dove ci sono dei tavolini con panchine che guardano il bosco di bambù. Yoko ci spiega che la caramella è zucchero ma non va messo nel thè verde; la caramella va tenuta in bocca mentre si sorseggia il thè. Inoltre non si può bere subito, ma la tazza va presa con due mani (non ha manico) e ruotata di 90° poiché da una parte bevono le divinità e dall’altra noi. Questa cerimonia avviene mentre davanti a noi ci sono solo piante altissime di bambù e gocce di pioggia che cadono sulle piante del sottobosco. Beh direi coinvolgente e le foto non possono rendere le sensazioni provate.
Dal punto di vista del sapore onestamente non è che sia stato altrettanto entusiasmante, sarà che siamo abituati al nostro tè all’europea, sarà che a me le cose piacciono dolci e la caramella di zucchero in bocca non è come una bella cucchiaiata di zucchero, sarà la schiumina giallastra sopra, sarà quel sapore di fieno, insomma a noi non è che sia piaciuto molto, anzi direi nulla. Eppure questo tè verde è la bevanda ufficiale giapponese e ne dovremo ancora bere in tutte le salse, anche come dissetante (vedi Nikko).
Finita la cerimonia e con in bocca il sapore di fieno usciamo dal tempio Hokokuji e con l’autobus ci dirigiamo al tempio principale di Kamakura, Tsurugaoka Hachiman-gu. Si accede a questo tempio da un viale di ciliegi che nel periodo della fioritura (Aprile) dovrebbe essere particolarmente suggestivo. Anche questo è un tempio shinto e l’ingresso all’area sacra è segnato da un grande Torii di legno che separa la zona sacra dal resto della città. Il tempio è costituito da diverse costruzioni oltre al tempio principale. Qui Yoko ci dà la prima lezione di purificazione, temizu. Fuori del tempio c’è una piccola tettoia con acqua (potabile) corrente che defluisce da una canna di bambù in una grande vasca da cui trabocca in un’altra vasca di scarico e se ne va. Sulla vasca principale sono appoggiate, sopra una canna di bambù, dei tegamini con un lungo manico. Con questi si raccoglie l’acqua corrente e ci si purifica facendo cadere acqua prima sulla mano sinistra, poi sulla destra poi con un po’ di acqua sul palmo della mano ci si purifica la bocca. Purificati si può entrare nel tempio. Alla base della scalinata che conduce all’ingresso del tempio ci sono due cani, uno con la bocca aperta e uno con la bocca chiusa a ricordare rispettivamente la vita e la morte. Loro li chiamano scherzosamente “A” (a bocca aperta, perché la A si pronuncia a bocca aperta) e “Un” (a bocca chiusa, come per dire Un). In effetti le lettere A e Un nell’alfabeto sanscrito sono la prima e l’ultima, un po’ come l’alfa e l’omega in quello greco e l’inizio e la fine, la nascita e la morte nel corso della vita.
Alla base della scalinata c’è il resto di un tronco di un vecchio albero di Gynko che si dice avesse circa 1000 anni e dietro al quale era stato nascosto il corpo assassinato dello shogun Sanemoto. Anche questo tronco mozzato è divenuto un kami e i getti che rigogliosamente rinascono sono accuratamente protetti.
Dopo una ripida scalinata si accede al tempio principale Hongu con altre statue di animali e altri kami.
Davanti alla griglia delle offerte battiamo due volte le mani per risvegliare i kami e poi a mani giunte si prega. Ormai abbiamo imparato!
A pranzo Yoko ci ha portato in un ristorante tipico giapponese, Sasa-no-ha (foglia di Bambù) al 499 di Yamanochi dove normalmente non vanno occidentali. Yoko era preoccupata perché il ristorante dove aveva previsto di portarci era chiuso e questo poteva essere più costoso. Si è scusata molto e ci ha detto che se avevamo problemi lei avrebbe pagato la sua quota. Figuriamoci, 45€ in tre!!! Se viene da noi con 45€ in tre non ti danno nemmeno una pizza margherita e una birra. Bellissimo ristorante e soprattutto caratteristico. All’ingresso si tolgono le scarpe e si mettono in un’apposita nicchia, poi si sale alcuni gradini e si accede alla sala ristorante. Le porte scorrevoli di carta di riso, i tavoli bassi (in realtà ce n’erano anche alti ma erano occupati), la cordialità delle cameriere in ginocchio davanti a noi per servirci, i tatami su cui ci siamo accovacciati (noi non sappiamo stare seduti sui talloni come loro), il posto riservato agli ospiti speciali in un angolo con una specie di altare (totomi??) tutto ci è sembrato meraviglioso.
E questa volta abbiamo mangiato veramente da giapponesi! Yoko ha ordinato “non so che cosa” ma tutto era ottimo e soprattutto curato nell’aspetto, ci ha dato alcune dritte per tenere le bacchette e ci ha poi spiegato che in realtà nelle case giapponesi moderne non ci sono più i tavoli bassi perché anche per loro sono scomodi, specialmente quando si avanza con l’età. Infatti, nel frattempo noi cambiavamo continuamente la posizione delle gambe incrociate, piegate, distese sotto il tavolo, in ginocchio …..
Dal ristorante poco più avanti dopo la stazione di Kita-kamakura si arriva al tempio Kencho-ji. Questo è un bellissimo monastero e tempio, un misto tra buddhista e shintoista anche chiamato Rinzai Zen . Qui c’è un grande complesso (tipo seminario) con giardino zen con fiori di loto e i Giardini Reali, un’area che è una specie di grande terrazzo a cui si accede scalzi e dove si rimane in contemplazione di un laghetto e tanto verde.
Qui non si deve svegliare Buddha perché è sempre sveglio, quindi non si deve fare rumore e ma fare silenzio…. ma non è proprio così. Tutti parlano e fotografano. In tutti i templi abbiamo notato molto turismo, moltissimi riti propiziatori superstiziosi e poca religione, come la intendiamo noi. Nel tempio ci attende un enorme Buddha e sul soffitto un dragone che sembra muoversi se lo si fissa a lungo.
Da qui siamo tornati alla stazione di Kamakura per prendere il trenino Enoshima Demetsu Line per andare alla zona dei templi dove c’è anche il Daibutsu (Grande Buddha). Questo caratteristico trenino di legno porta nella parte alta della città. Arrivati alla stazioncina siamo andati al Kosoku-ji dove c’è il Grande Buddha. Che dire è veramente grande! Una statua enorme di rame al cui interno si può anche entrare.
E qui nostra prima brutta figura. In Giappone non si mangia per strada, né si mastica, ma ahimè era pomeriggio, non avevamo lavato i denti e masticavamo chewing-gum. All’ingresso per entrare dentro il Grande Buddha Yoko veniamo fermati e invitati a rimuovere dalla bocca il chewing-gum. Yoko ci spiega la situazione e con tante scuse, nascondiamo il chewing-gum in un fazzolettino di carte e proseguiamo (mi sarei sprofondato). Intanto la pioggia era terminata e dentro il Buddha di rame faceva veramente caldo!!
Dopo il Daibutsu ci siamo diretti all’Hase-dera, altro tempio buddhista chiamato anche Kannon-do. Da qui vista panoramica su Kamakura che oltre a una città storico-turistica ha anche una frequentata spiaggia.
Ultimo tempio lo Zeniarai Benzaiten Shrine ma ormai ubriachi di templi buddha e kami la visita di Kamakura volgeva al termine. Yoko ci riaccompagna alla stazioncina dell’Enoshima Demetsu Line e ce ne torniamo a Tokyo. Piccola nota, al termine della visita Yoko ci fa vedere un dettaglio delle spese sostenute con noi e si scusa per chiederci il contributo alle sue spese di più o meno 7 euro (previsto dal regolamento). Figuriamoci! Se avessimo pagato una guida per tutto il giorno con noi avremmo speso 10 volte di più!!! Grazie ancora Yoko e Kamakura Welcome Guides!
Tornati a Tokyo nel tardo pomeriggio facciamo doccia e dopo un po’ di riposo si esce per cena.
10/07/2015
Oggi si va a Nikko.
Non abbiamo prenotato una guida perché non c’è stato tempo e quindi andiamo da soli con la Lonely Planet, che tuttavia serve a poco e pesa tanto (guide turistiche).
A Nikko si va in treno da Tokyo in circa 1 ora. Da Shibuya si prende la JR Shonan-Shinjuku Line fino a Omiya e da qui lo Shinkansen fino a Utsunomiya. A Utsunomiya ci sono indicazioni ovunque per la JR Nikko Line che porta a Nikko. Tutto il tragitto è coperto dal JRPass.
A Nikko c’è un efficientissimo ufficio turistico in cui danno informazioni anche in Italiano. Ma poi non è così difficile perché usciti dalla stazione c’è un autobus che porta nella zona dei templi. Noi siamo scesi alla fermata Shinkyo che è proprio di fronte all’omonimo ponte rosso.
Questo famoso Ponte Shinkyo (神橋, Shinkyō, "ponte sacro") è praticamente all’ingresso del Parco dei Templi di Nikko. Il ponte attuale è stato costruito nel 1636 sul luogo in cui la leggenda narra che lo Shogun Shodo attraversò il fiume sul dorso di due serpenti giganti.
Di fronte al ponte inizia una scalinata stupenda nel bosco, contornata da pietre con muschi e acqua corrente tra le pietre. Il caldo è forte ma il bosco e l’acqua corrente lungo la scalinata fanno sentire meno l’oppressione del caldo umido.
Arrivati in cima alla scalinata la guida LP e la cartina che ci hanno dato alla Stazione di Nikko dicono che c’è il tempio Ryoanji, in effetti c’è un tempio in restauro, ma tutto è scritto in giapponese, nessuna guida riporta una foto (Lonely Planet per questo non serve a nulla!) e tante scritte in giapponese spiegano qualcosa. Intuiamo che dietro le tende del restauro ci sia il Ryoanji e proseguiamo verso gli altri templi e soprattutto il santuario Toshogu. Accediamo da una via laterale al viale principale che porta al santuario in mezzo ad alberi altissimi e ombra ma è caldo umido e c’è veramente tanta gente. Pochi europei e molti asiatici. Il Toshogu Shrine è il luogo dove riposa Tokugawa Ieyasu, il fondatore dello Shogunato Tokugawa che resse il Giappone per più di 250 anni fino al 1868. Ieyasu è venerato al Toshogu come la divinità Tosho Daigongen, "Grande Dio della Luce Brillante dell’Est". Inizialmente questo luogo era una piccolo mausoleo poi il figlio di Ieiasu, Iemitsu, lo fece ingrandire nel complesso spettacolare che si vede oggi nella seconda metà del 1600.
Questo luogo contiene sia elementi Shinto che buddhismo e conferma la multireligiosità giapponese.
Il santuario è stupendo, indescrivibile a parole. Si accede attraversando una grande Torii e poi costruzioni con colori brillanti, bianco, oro e rosso. C’è anche una sala in cui tutti seduti in terra un sacerdote Shinto spiega qualcosa ….ovviamente noi non capiamo nulla se non che c’è un gatto che sta sempre in una posizione nel tempio e considerato sacro. In un’altra specie di tempietto c’è anche un cavallo bianco, pure questo considerato sacro perché usato per trasportare i tempietti da processione, Omikoshi o Shin’yo.
Tutti lo fotografano nonostante si veda solo attraverso una grata di legno e mostri esclusivamente il sacro posteriore coperto da coda bianca candida (laveranno spesso anche quella!).
Gli Omikoshi si trovano in tutti i templi ma qui ce ne sono diversi esposti vicino al cavallo. E ci sono anche statue degli Shogun Tokugawa e ovviamente il mausoleo di Tokugawa Ieyasu a cui si accede attraverso una scalinata…..tutti andavano e ci siamo andati anche noi. Non è un percorso molto piacevole con il caldo umido ma tutti salivano …. e andiamo anche noi ….tutti fotografano lungo la scalinata e fotografiamo anche noi. Tutti si fermano in cima alla salita stremati in una piazzola dove c’è un distributore di bevande e anche noi prendiamo la bevanda in lattina giapponese per eccellenza. Non si capisce che c’è scritto ma è verde e ormai sappiamo che cosa contiene o lo immaginiamo, tè verde che per noi è succo di fieno. 100 Yen e beviamo….sarà buona per loro ma per noi non lo è! Però disseta quando non c’è altro.
E infine saliamo fino a questo piccolo mausoleo, facciamo il solito inchino e riprendiamo la discesa guardando le persone ansimanti che salgono. Ci fermiamo anche ad un tronco che è considerato un unto in cui ci sono spiriti da pregare, e preghiamo anche noi.
Usciti dal Santuario passiamo a visitare altri Santuari vicini come il Taiyuinbyo ed il Futarasan-jinja. Bellissimi santuari anche questi e giardini stupendi ma è caldo umido e ci spostiamo al centro turistico dove c’è un piccolo ristorante e bar e ….aria condizionata.
Al ritorno era nostra intenzione andare alle cascate di Kegon, ma si è fatto ormai tardi e siamo abbastanza stanchi. Torniamo a Tokyo.
Arriviamo nel tardo pomeriggio appena in tempo per andare a Shinjuku al tramonto sulla torre del Municipio di Tokyo. Visione bellissima con le luci che pian piano si accendono. Terminiamo la giornata con un giro per Shinjuku poi via a Shibuya per cena e a casa.
11/7/2015
Oggi è il giorno dedicato interamente a Tokyo.
In mattinata abbiamo la visita di Tokyo con le Tokyo Free Guides. Ci attende alle 9:00 Mariko con l’ombrellino da sole/pioggia al tram verde davanti alla stazione di Shibuya. Con Mariko abbiamo già preso accordi per visitare i due templi principali di Tokyo, Il Senso-ji e il Meiji-jungu. Prendiamo la metro per andare ad Asakusa, scendiamo a Ueno e come al solito è caldo umido. C’è tanta gente perché è sabato e tra turisti e locali siamo proprio molti ma ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. L’ingresso al Senso-Ji inizia con la porta del tuono con la grande lanterna e poi ci immergiamo nella marea di gente che si dirige verso il Tempio principale attraversando un vialetto fiancheggiato da negozietti di souvenir.
Senso-ji è il tempio più antico di Tokyo. In Giappone è conosciuto come il tempio di Asakusa Kannon, e richiama circa 30 milioni di visitatori ogni anno.
Senso-Ji è un tempio Buddhista in cui si venera Bodhisattva Kannon. Sembra che in questo luogo sia custodita una statua di Buddha Bodhisattva Kannon che era stata trovata da due pescatori nell’anno 628. Attorno a questa statua è stato costruito il complesso del Senso-Ji dove venne venerata questa statuetta per un centinaio di anni. Poi un prete buddhista fece un sogno premonitore e decise che la statua non doveva essere più mostrata e da allora l’originale non viene mostrato (ma ci sarà davvero?). Nel 794 un altro capo di preti buddhisti decise di costruire una statuetta identica all’originale e porre questa alla venerazione. Kannon, è il Buddha della Compassione. Tra i tanti Buddha, Bodhisattva Kannon è conosciuto come il più compassionevole, sollevando le persone dalle loro sofferenze e rispondendo alle preghiere con grande benevolenza.
Di fronte al tempio principale c’è un grande braciere con incenso e tutti si fanno bagni di fumo di incenso per purificarsi. Anche noi lo facciamo, chissà mai che mi passi il doloretto al ginocchio che mi preoccupa per la corsa di domani al parco Yoyogi.
Come in tutti i templi giapponesi poi c’è la zona degli Omikuji e Mariko ci guida nel verificare la sorte e fatta la nostra donazione di qualche yen prendiamo la scatola esagonale con i bastoncini di legno, la agitiamo e tiriamo fuori il nostro bastoncino con un numero, andiamo poi al cassettino corrispondente e … ci capita il migliore foglietto la Grande benedizione (dai–kichi, 大吉). Ci mettiamo in tasca il foglietto e di sicuro non proveremo ancora né qui né in altri templi. E’ andata molto bene una volta e non vorremmo dover appendere ilo nostro foglietto tra i tanti appesi in ogni tempio.
Usciti dal Senso-Ji Mariko ci accompagna a pranzo. Scegliamo un ristorantino ad Asakusa veramente carino, si mangia bene, scalzi ovviamente, su tavoli bassi e seduti in terra. Sotto il tavolo c’è una specie di buca per mettere la gambe, così sembra di stare seduti in terra e invece è come stare su una panca. Buona idea!
Pomeriggio andiamo al Meiji-jingu. C’è un matrimonio Shinto e preparano la sposa nel parco fuori del tempio. Ma mentre guardiamo con curiosità la preparazione della sposa esce un corteo nuziale con gli sposi e i parenti dietro. Molto composti, molti in kimono coscienti che sono sotto tiro di foto e video.
Immerso in gran parco questo tempio è molto sobrio, ma altrettanto interessante.
Dopo il giro turistico salutiamo Mariko e facciamo una passeggiata per Omote Sando uno dei viali dello shopping con acquisto souvenir. C’è una lunga fila per comprare un gelato! Ci sembra strano, ma qui c’è da meravigliarsi di nulla o di tutto.
La giornata volge al termine, la stanchezza inizia a farsi sentire ma dobbiamo tornare a casa e prepararci per la serata Nagomi.
Abbiamo prenotato dall’Italia dal sito Nagomi visit la cena a casa di una famiglia giapponese. La nostra è una famiglia senza figli, lei Mutsuko (leggi Muzko) appassionata di Italia e di cucina italiana. Arriviamo alle 20 alla stazione della metropolitana Tatsumi nel quartiere di Koto. Ancora ci chiediamo come abbia fatto Mutsuko ad aspettarci proprio davanti alla porta del nostro vagone. Comunque era lì con un cartello “Benvenuti”. La zona è molto bella, percorsi sopraelevati (Ponte Tatsumi-Sakura) per i pedoni, molti parchi, palazzi moderni. Le nostre ciabattine erano pronte all’ingresso dove si attendeva Yoshinobu (il marito) e Yatsuko (leggi Yazko) un’amica. Sia Mutsuko che Yatsuko parlano italiano, Yoshinobu inglese. Abbiamo portato un grembiule da cucina con i monumenti di Ferrara per lei e una maglietta della Ferrara Marathon per lui che mettono subito. La tavola ha le sedie (non era scontato!) e la cena era accettabile. Buona ma nulla di eccezionale. Una serata piacevole in compagnia di nuovi amici, un’esperienza in più.
12/7/2015-Tokyo
Giornata di riposo e di allenamento corsa (non poteva mancare).
La giornata inizia alle 7:30 con la corsa al parco Yoyogi. Ci vado da solo percorrendo stradine strette e deserte di una città ancora addormentata. Ci sono soIo netturbini e fornitori di ristoranti e bar. Al parco Yoyogi però non sono solo. Ci sono già runners e signori con i cani. Purtroppo non sapendo come funzionava ho iniziato a correre nella direzione che mi veniva in quel momento. Vedevo tutti venire nel senso contrario ma alle 7 di mattina e con il caldo non mi rendevo conto. Poi ho visto dall’altra parte del viale un altro “occidentale” che correva nella mia stessa direzione e anche lui un po’ perplesso. Ci siamo dati un’occhiata e poi tutti e due abbiamo invertito direzione…avevamo capito!! I giapponesi sono tanti e se si mettono ad andare in diverse direzioni quando non è indispensabile, si scontrano. E così io e il norvegese abbiamo imparato la lezione e ci siamo immessi nella corsa a giostra.
Altra curiosità i cani al parco. I cani non li lasciano liberi ma li tengono sempre vicini al padrone in una zona riservata dove ovviamente i padroni tengono pulito e sciacquano il palo dove il maschietto fa la pipì o versano acqua dove la femminuccia fa la pipì. Quindi parco anche per cani, ma pulito!! Quanto c’è da imparare qua!
Finita la corsa si va a fare shopping a Shinjuku, Omote-sando, Akihabara e a caso per la città. Giornata di completo relax, si fa per dire … per cercare un pupazzo di non so che cartone animato abbiamo girato tutta Akihabara e non l’abbiamo trovato!
13/7/2015-Kawaguchi-ko (Monte Fuji)
Oggi si va a vedere il monte Fuji. Non è facile vederlo interamente perché è spesso coperto di nubi ma …. appena arrivati in zona ci si presenta in tutto il suo splendore e via a fare foto già ancora dal treno.
Scesi a Kawaguchi-ko, sulle rive dell’omonimo lago, si prende un autobus che fa diverse fermate e l’ultima è quella panoramica. La vista del Monte Fuji completamente libero da nubi è stupenda e indescrivibile il paesaggio. Ovviamente la zona è turisticamente attrezzata soprattutto per quelli che vanno a fare escursioni sulla montagna anche fino in cima! Dicono che per arrivare in cima occorre una notte intera.
Al ritorno da Kawaguchi-ko facciamo un giro a Shjinjuku e poi a casa per preparare la partenza per Kyoto del giorno dopo.
14/7/2015 - Kyoto
Trasferimento con Shinkansen via Shinagawa ed arrivo a Kyoto nel primo pomeriggio. All'ufficio informazioni della stazione di Kyoto ci consigliano di prendere l'autobus della JR per andare alla stazione di Omiya dove è il nostro appartamento. Piove ma senza problemi arriviamo all'appartamento. Piccolo come al solito ma con tavolo e sedie! Tuttavia la cucina è inutilizzabile perché non c'è alcuna pentola. Solo due piattini, due tazzine, due cucchiaini, un paio di forbici e un coltello. In compenso come al solito c'è lavatrice e asciugatrice.
Anche qui a disposizione gli ombrelli trasparenti. Siamo al 10° piano e realmente pensiamo che un eventuale terremoto lo sentiremmo abbastanza, ma fortunatamente in tutto il soggiorno in Giappone, nemmeno una piccola scossa.
Usciamo subito per andare al bosco di bambù di Arashiyama. Dovrebbe esserci l'autobus JR quello che abbiamo preso prima e partiamo. In effetti l'autobus c'è ma qui è tutto scritto in giapponese! Chiediamo a una signora che ovviamente con sa l'inglese che a sua volta chiede a una signore che non sa inglese che a sua volta corre dietro a una ragazza giovane che ci dice dove prendere l'autobus. I giapponesi sono così gentili che raramente non riesci ad avere risposta. Il bosco di bambù di Arashiyama è molto grande, c'è un lungo percorso da fare ma è molto caldo e sotto gli "alberi" ancora di più. Troviamo anche un cimitero sul percorso. Solo tombe a forma di colonnine, non fiori, non tombe monumentali, tutte uguali e mi sembra giusto.
Torniamo verso casa, questa volta con autobus e poi treno. La nostra Pasmo qui verrà usata spesso. Dopo cena facciamo prima passeggiata in centro. Il nostro appartamento si trova su Shijo Dori che continuando su Kawaramachi arriva fino a Gion e al tempio Yasaka dove si svolge il Gion Matsuri. Ai bordi di Shijo Dori e Kawaramachi ci sono i carri del Matsuri pronti per la sfilata del 17/7 e queste strade che di giorno sono piene di traffico, ora sono vuote e piene di gente a piedi. La maggior parte vestono Yukata che è il kimono leggero. Bancarelle e negozi aperti e aria di festa. E' ancora caldo ma sopportabile. Arriviamo fino al tempio di Yasaka dove c'è un gran via vai di gente a fare visita. Ma non poteva mancare un giro per Gion e Pontocho e un pensiero al libro "Memorie di una geisha" di fronte alla casa da tè Ichiriya . Cerchiamo di addentrarci per le stradine un po' buie di Gion ma nessuna geisha. In compenso entriamo nel cortile della sala da te e vediamo una distesa di scarpe da uomo nere tutte uguali. Prima che ci caccino usciamo e torniamo alla realtà.
14/7/2015 - Fujimi Inari e Nara
Prendiamo autobus fino alla stazione e poi il terno per Nara. Lungo il percorso ci fermiamo a Fujimi-Inari. Il famoso tempio rosso con le volpi si trova praticamente di fronte. E' molto bello e suggestivo soprattutto il tunnel di torii rossi che si snoda ber ben 2 km. Inizialmente il tunnel è fitto di torii, poi salendo sulla collina diventano meno fitti. Tanti turisti, di nuovo molto caldo. Facciamo il tour dei monumenti, la purificazione con l'acqua e ripartiamo per Nara. Arrivati alla stazione di Nara il problema è capire dove saranno i templi. Ovviamente nulla in inglese e molto caldo, sono le 13 circa!! Mangiamo qualcosa e partiamo nella direzione che ci sembra giusta secondo la piantina. Cammina, cammina sotto un caldo sole ma nessuna indicazione di templi. Proviamo a chiedere ma non c'è quasi nessuno a piedi, tutti i auto o bus. Torniamo indietro alla stazione riguardiamo la piantina e proviamo dall'altra parte dove tra l'altro c'è qualche ombra. Sì ci siamo, ci sono turisti, inizia un viale e si vedono i primi cervi. Beh direi che questi cervi sono proprio poco igienici poiché la fanno ovunque e c'è un gran puzzo di urina, sarà il caldo, ma mi meraviglio dei pulitissimi giapponesi.
I templi sono bellissimi, quelli shintoisti nel parco quelli buddisti a lato. Visitiamo i principali perché tutti è impossibile e poi fa molto caldo. Il Todai-ji è quello che ci ha impressionato di più per la bellezza. C'è un garden buddha e anche il buco dove la gente tenta di passare: una colonna con un buco alla base attraverso il quale con non poco sforzo le persone piccole tentano di passare sdraiate e strisciando come serpi, con il rischio di rimanere incastrate.
...... continua
Per i voli abbiamo scelto AirFrance sia per il prezzo che per la comodità dell’orario. Partenza da Bologna alle 7:00, coincidenza a Parigi alle 11:05, arrivo a Tokyo Haneda alle 6:00 del giorno successivo. Ottima scelta di arrivare la mattina presto dopo un volo di 12 ore, perché bene o male un po’ abbiamo dormito e non è stato un grosso problema il fuso orario perché dopo esserci riposati qualche oretta il pomeriggio eravamo già in giro per Tokyo.
Il nostro viaggio in Giappone è stato in Luglio 2015, al termine della stagione delle piogge ma per qualche giorno l’abbiamo beccata. Non che ci sia dispiaciuto o che ci abbia creato problemi, anzi è stata anche questa un’occasione per conoscere un altro aspetto di questo meraviglioso paese; gli ombrelli trasparenti, i sacchetti per gli ombrelli, la precisione con cui questa stagione inizia e termina. Non vale la pena portarsi l’ombrello dall’Italia, sia perché lì gli ombrelli costano 5-6 €, sia perché i nostri ombrelli non permettono di vedere chi c’è intorno e quando si è in tanti per le strade meglio guardare avanti attraverso l’ombrello e non intralciare.
Dopo la stagione delle piogge viene quella del caldo umido e non è migliore. Abbiamo provato tutte e due perché arrivati l’8/7 e la stagione delle piogge è finita il 12/7.
Ad ogni modo è incredibile come prevedano anche questa con precisione. Il giorno 9/7 a Kamakura pioveva e la guida ci ha detto che il giorno 11/7 sarebbe finita la stagione delle piogge. Il giorno 12/7, c’era il sole! E tutti con l’ombrellino da sole, che è completamente diverso da quello da pioggia! (ombrelli)
Per gli alloggi avevamo prenotato un appartamento con Airbnb a Tokyo (Shibuya) e uno a Kyoto (Omiya), dove facevano parte dell’arredamento anche 2 ombrelli, trasparenti ovviamente. Gli ombrelli come le scarpe non si portano in casa ma si lasciano fuori. E nessuno li tocca, anche perché sono tutti i uguali e nessuno ne è sprovvisto. E poi se per sbaglio prendi quello di un altro, sono tutti uguali!
8/7/2015-Tokyo
Arrivati a Tokyo-Haneda abbiamo subito cambiato il voucher del Japan Rail Pass con il Japan Rail Pass vero e preso le Pasmo cards.
Dall’aeroporto di Haneda si prende la monorotaia fino a Hamamatsucho e da qui la Yamanote line fino a Shibuya. Sulla monorotaia nessun problema, c’era posto anche seduti. A Hamamatsucho la cosa è stata un po’ diversa. Era l’ora di punta sulla Yamanote line e tutti gli uomini salario erano in fila ordinata per salire. Sul marciapiede era indicato il punto esatto in cui si sarebbe aperta la porta, in quel punto le persone erano già in fila “ordinata” seguendo la curva indicata sul marciapiedi al fine di non intralciare il passaggio a chi doveva transitare e soprattutto a chi doveva scendere (per far posto agli altri). E anche noi siamo in fila uno dietro l’altro ognuno con il suo valigione un po’ timorosi cercando di non disturbare l’ordine pubblico. Arriva il treno. Si sale, nessuno spinge ma cerchiamo di metterci in posizione tale da scendere tra qualche fermata senza disturbare troppo con le valigie. Ancora c’è poca gente, ma ci colpiscono le istruzioni sulla parete dei treni su come stare quando il treno è pieno. Lo zaino o la borsa vanno davanti tenuti con una mano, l’altra mano serve per tenersi. Intralciare il meno possibile è la regola. A Shirakawa-go sale una città intera! Non c’è problema per tenersi, nessuno può cadere anche perché da fuori ci sono dei gentiluomini con cappello da ferroviere e guanti bianchi che spingono dentro gli ultimi che hanno tentato di salire. Se avessi avuto la possibilità di salire sulla valigia l’avrei fatto per non sentirmi così in imbarazzo per occupare due posti invece di uno. Arriva la nostra stazione, Shibuya, in un modo o in un altro dovevamo scendere. Ma per fortuna non c’era problema, poiché la maggior parte scendeva lì e un’altra città era pronta a salire. Ma quanti sono!!! Siamo incredibilmente sbalorditi!
Scesi dal treno ci addossiamo alla parete per lasciare che la folla prenda la sua strada e credendo che poi si sarebbe liberato un po’ di spazio. Macché!! Escono da tutti gli angoli, da tutte le porte, da tanti treni che in continuazione arrivano e partono. Dobbiamo adattarci e andare in mezzo a questo traffico di persone. Arrivati ad una scala dobbiamo scendere, ma non c’è scala mobile né ascensore o meglio noi non li vediamo. Così uno va con una valigia e uno aspetta su con l’altra, poi scendiamo tutti e due tenendo di vista la valigia in fondo alla scala (mentalità italiana!! In Giappone i ladri non sono così frequenti come da noi!).
Ed arriviamo fuori, ovviamente piove ma una pioggerellina fine che non ci spaventa, solo che dobbiamo attraversare il famoso incrocio di Shibuya tirandoci dietro i nostri bagagli! Il proprietario dell’appartamento ci aveva inviato un video con il percorso da fare per arrivare dalla stazione di Shibuya al punto di incontro. Partenza dall’uscita Hachiko (famoso cane del film)…. con tutta questa gente che va e viene …… vediamo la statua del cane ma non c’è tempo per soffermarsi….un ultimo ripasso al video e ci mettiamo in fila pronti per attraversare. Si parte! Inizia il primo di tanti attraversamenti di questo incrocio. Alla fine ti ci abitui ed è come attraversare una piazza qualunque solo che c’è tanta gente. Arrivati dall’altra parte ci dirigiamo ai Grandi Magazzini Tokyu Department (2-24-1 Dogenzaka, Shibuya) dove di fronte alla porta ci dovrebbe attendere il proprietario dell’appartamento, ma non c’è! Ci guardiamo intorno ma nessuno corrisponde alla descrizione. Attendiamo un po’ poi mandiamo un sms (30,00 € con Vodafone Passport) e alla fine dopo un po’ arriva con mille scuse e inchini per il ritardo.
Andiamo all’appartamento, 200 m dal famoso incrocio, al 6° piano di un edificio moderno. L’ascensore accede ad un terrazzo sul quale ci sono le porte di ingresso degli appartamenti. L’appartamento è un monolocale in cui le pareti sono armadi. All’ingresso c’è un piccolo luogo dove togliere le scarpe, sulla sinistra 3 porte, la lavanderia, la toilette e la sala da bagno, sulla destra l’angolo cottura. In fondo il monolocale con un letto in terra (praticamente un futon fisso), un tavolino alto 40 cm, due cuscini, un mobile alto come il tavolino su cui è appoggiata la Smart TV 40 pollici. Non c’è nessuna sedia, quindi dovremo stare in terra alla giapponese per una settimana. Ma andiamo nel dettaglio.
La lavanderia è praticamente un piccolo locale in cui entra solo la lavatrice/asciugatrice che è appoggiata sopra una mega vasca per raccogliere eventuali perdite di acqua (altra utile curiosità che in Italia non abbiamo). Sopra a questa c’è un cesto per appoggiare i panni sporchi e le istruzioni completamente in giapponese. Comunque non ne abbiamo avuto bisogno poiché noi partiamo sempre con il cambio giornaliero per tutto il periodo. Dopo la lavanderia c’è la toilette, la parte più automatizzata della casa. In questo piccolo stanzino c’è solo il water, null’altro, ma che water! Dietro il sedile c’è il contenitore dell’acqua dello sciacquone e sopra questo c’è un piccolo lavabo con piccolo rubinetto. Dopo aver tirato lo sciacquone l’acqua, che riempirà di nuovo la cassetta, esce da questo rubinetto così ci si può lavare le mani senza sprecare altra acqua e l’acqua sporca va nella cassetta. Non sembra complicato eppure non ho visto questo sistema altrove nel mondo. Quanta acqua si potrebbe risparmiare!!!
Stando seduti sul water, sulla sinistra c’è la pulsantiera con i seguenti pulsanti:
· schizzo centrale per farsi il bidet, rivolto verso l’alto per gli uomini oppure anche verso l’avanti per le donne.
· intensità dello schizzo regolabile.
· aspiratore
· scarico
In alcuni posti c’era anche la fotocellula per alzare e abbassare il cerchio e il riscaldamento del cerchio del water.
La carta igienica…questa non era all’altezza della tecnologia. Sottilissima per cui per le nostre abitudini se ne spreca troppa. O forse i giappi usano solo gli schizzetti del bidet incorporato? Mmmmah!
Ma continuiamo il nostro giro della casa. Dopo lo stanzino del water ce n’è subito dopo un altro con il lavabo, lo specchio e tutti gli accessori per lavarsi il viso. La parete destra di questo stanzino del lavabo è una porta sulla quale è fissato un porta asciugamano. Aprendo la porta ….c’è la doccia che non è proprio un box doccia come lo intendiamo noi, ma una vera e propria stanzina. Davanti c’è un’area per fare la doccia e subito dopo c’è la vasca (dove si riesce a stare solo seduti).
Usciti dallo stanzino doccia e lavabo, il corridoio è finito e possiamo riprendere la visita dall’altra parte. Partendo dalla porta d’ingresso armadi a muro in ogni nicchia e poi la cucina attrezzata per due persone. Non manca nulla dai fornelli, al forno, al microonde, al lavello, al frigorifero ecc. Fornelli esclusivamente elettrici e di quelli che se non ci metti su qualcosa non funzionano. Poche stoviglie ma lo stretto necessario c’è.
E infine entriamo nella stanza principale, praticamente tutto il resto della casa.
Qui c’è un letto sul pavimento non un futon ma un vero e proprio letto in terra. Altezza da terra 20-30 cm compresi letto, materasso, lenzuola e coperte. A fianco del letto un tavolino con due cuscini, come già detto questo è il nostro unico tavolo. I due cuscini le nostre sedie. Ma? Ma in fondo alla stanza c’è una porta finestra e fuori c’è il terrazzo in cui si intravedono un tavolino e due sedie! Non possiamo portare dentro il tutto e mettere il resto fuori perché piove e non vogliamo rovinare l’arredamento ma una sedia riusciamo a farla entrare tra il muro e il letto. Non c’è spazio per la seconda sedia, né per il tavolino ma ormai ci siamo adattati a vivere una settimana accovacciati.
Ci riposiamo un po’ dopo il lungo volo e nel pomeriggio andiamo a fare un giro verso Ameyoko e Akihabara. Piove, prendiamo gli ombrelli trasparenti in dotazione e si parte. Usciti da casa si va di nuovo a Shibuya, attraversiamo di nuovo il famoso incrocio e ci dirigiamo alla statua del cane Hachiko. Piove ma ci facciamo le prime foto con Hachiko. E poi via con la Yamanote Line verso la stazione di Ueno. Nei treni la situazione è più calma, sono sempre affollati ma non come nelle ore di punta. Dopo circa 40 min arriviamo alla stazione di Ueno e usciamo verso Ameyoko. Piove sempre come prima, sempre con la stessa intensità e noi sempre con il nostro ombrello trasparente cerchiamo la via del mercato ma a causa della pioggia e dell’ora tarda (sono le 15 circa) ormai pochi negozi sono aperti, ma per un primo assaggio di Giappone va bene così. Ci addentriamo nella zona del mercato di Ameyoko finché ci attira una vetrina piena di luci e di rumori che sembra quasi un supermercato. Entriamo ed è il nostro primo ed ultimo impatto con una sala di Pachinko, un luogo pieno di macchinette e persone che giocano. Pachinko è un gioco giapponese molto simile al nostro flipper. Ci sono delle biglie di 1 cm di diametro che usano come fiches, le inseriscono e queste girano in un percorso a ostacoli. Alcuni ostacoli le catturano altri ne rilasciano in multipli. Ovviamente quelli che catturano sono molto di più di quelli che danno le biglie e così a fianco di ogni giocatore ci sono vaschette (tipo quelle che usiamo in Europa per i panni da stendere) piene di palline di acciaio. E rumore, rumore e musica di queste macchinette.
Giriamo ancora un po’ per negozi e ci dirigiamo a piedi verso Akihabara, il quartiere dei cartoni animati e dei giochi giapponesi. I primi giapponesi iniziano a tornare dal lavoro e si vede già un intenso movimento. Akihabara è un quartiere di luci suoni e cartoni animati ovunque, anche i ragazzi e soprattutto le ragazzine si vestono come i cartoni animati. Noi non siamo molto aggiornati sull‘argomento perché ai tempi nostri c’erano solo l’orso Yoghi e Bubu ma certamente qui sembra di essere in un cartone animato. Palazzi interi, alti 5-10 piani e più, pieni di negozi che vendono manga e pupazzi. Inoltre ci sono un’infinità di vetrine in cui con una moneta da 100 yen si può giocare a prendere con una specie di pinza un pupazzo, ma ovviamente, quando ti sembra di aver afferrato la preda, la pinza la lascia e … altre monete da 100 yen (0.70 €) per ritentare. E si divertono tanto!! A un certo punto vediamo una ragazzina vestita come una bambolina davanti a un negozio (le chiamano Cosgirls e ce ne sono tante in giro), provo a fotografarla ma mi fa cenno di no. Pazienza non è poi così grave. Fotograferò tante altre stranezze giapponesi!
Bene, meravigliati a sufficienza decidiamo di tornare verso casa. Riprendiamo la Yamanote alla stazione di Akihabara ed arriviamo a Shibuya. Saranno le 19:30-20:00, è buio ormai perché in Giappone le giornate sono più corte che in Italia, ma buio solo se guardi in cielo. Intorno è pieno giorno, le insegne luminose che erano già accese di giorno ora sono più vivaci, la musica, le pubblicità in giapponese e la gente, ma quanta gente! E i turisti che attraversano l’incrocio con le cineprese e con gli smartphones per riprendere l’affollamento. Gli ombrelli, la pioggia. Ci piace ma siamo un po’ ubriachi, tra il viaggio, il fuso orario, il rumore, le voci giapponesi che risuonano ovunque “Arigatò gozaimasen” e tutto finisce con un “….zaimaaaas". Cerchiamo un ristorante per mangiare, ma in Giappone in ogni angolo si può mangiare e a Shibuya ad ogni passo c’è un ristorante. Scegliamo un palazzo in cui a diversi piani ci sono diversi tipi di ristoranti, un po’ come se tutti i ristoranti di Ferrara fossero in un palazzo solo. Al piano terra ci sono le vetrine con i piatti da scegliere in ogni ristorante. Ne scegliamo uno che ci sembra proponga piatti somiglianti ai nostri europei. E’ il primo giorno e l’adeguamento al cibo deve essere progressivo. Arrivati al 5° piano ci troviamo una serie di ristoranti con le cameriere che si inchinano e ci invitano ad entrare ad ognuno. Entriamo nel primo di fronte all’ascensore e mentre ci portano al tavolo sbirciamo quello che mangiano gli altri. Frittate come delle pizze ma forse dentro c’è del riso. Boh, forse non le avevamo viste in vetrina …. intanto ci accomodiamo al tavolo e ci portano il menu. Ovviamente vedono che non siamo asiatici e quindi ce lo portano in inglese ma non sarebbe stato un problema perché ci sono le foto dettagliate e scegliamo due piatti diversi ma piuttosto simili a degli spaghetti. Buoni! Mangiamo con gusto gli yakisoba non senza l’immancabile zuppa di miso. Da bere prendiamo due birre medie e un’acqua. Totale circa 21 € in due. Possibile? Sì possibile perché in Giappone si mangia bene anche spendendo poco e poi chi l’ha detto che si mangia solo sushi? Sarebbe come dire che in Italia si mangia solo pasta!
Terminata la prima cena facciamo un ultimo giro per Shibuya e vediamo una vetrina con frutta da ricchi. Ci sono due cocomerini. Una a forma di piramide e uno a forma di cuore, costo circa 100 €/uno. Certo che un cocomerino si può mangiare? Non ci pensiamo e andiamo a casa a riposare. In casa un gran silenzio ma appena apriamo la finestra entra la musica e la pubblicità di Shibuya!! Diciamo insonorizzazione giapponese efficiente.
09/07/2015
Oggi si va a Kamakura. Per questo luogo abbiamo prenotato la visita guidata con la signora Yoko Sekiguchi delle Kamakura Welcome Guides. Yoko ci ha fatto vivere un giorno da giapponesi e ci ha dato alcune info utili per i giorni successivi.
Anche qui si va in treno con JRP senza pagare (si fa per dire, perché il JRP è già pagato!).
Partiamo da Shibuya alle 8:56 con la JR Shonan-Shinjuku Line (via Yokosuka Line) e arriviamo a Kamakura alle 9:49 per appuntamento alle 10:00 con Yoko all’uscita Est della stazione di Kamakura. Infatti, arrivati a Kamakura ci dirigiamo all’uscita e puntualmente lei è là con la sua bandierina e il cartello con i nostri nomi. Ma non serve, perché anche se non ci siamo mai visti ci individuiamo subito. Noi italiani siamo inconfondibili. Yoko ci saluta con inchino e ci dà anche la mano. Sì perché dare la mano per i giapponesi non è normale. Loro non si toccano. Si inchinano più volte e basta. Per noi l’inchino e la mano è stato un extra.
Dopo breve presentazione partiamo con l’autobus per il tempio shintoista Hokokuji. In autobus paghiamo con le nostre Pasmo. Che figata funzionano ovunque!
Piove con una pioggerellina fine e fresca che è piacevole e ci fa presumere che se non piovesse sarebbe caldo umido, molto caldo e molto umido. Noi con i nostri ombrelli trasparenti seguiamo Yoko e ci guardiamo intorno estasiati dai tanti Jizo (statuette che rappresentano bambini mai nati) con il bavaglino rosso e/o con la cuffietta rossa. Il culto dei bambini mai nati (Mizuko kuyo) è molto sentito in Giappone ma solo da circa un secolo e Yoko ci spiega che è un modo per le madri che hanno abortito per scusarsi con lo spirito del feto.
I Giapponesi sono superstiziosi e credono che in ogni cosa ci sia una divinità che possa proteggerli. Questa è un po’ l’essenza dello shinto, ma Yoko ci dice che dopo l’influenza cinese che ha portato Buddha e quella europea che ha portato Cristo i giapponesi hanno assorbito tutte le religioni purché “portino bene”.
Attorno al tempio c’è un giardino zen stupendo, ma non si entra nel tempio come da noi in chiesa. Si arriva all’ingresso del tempio e si fa rumore per svegliare le divinità. In genere si battono le mani due volte o si suona una campana, si lancia una moneta in una griglia (i soldi sono graditi in tutte le religioni) e si può pregare in piedi a mani giunte e con la testa bassa. Qualche inchino di saluto ed è fatta, si può proseguire.
In questi luoghi non so mai se pregare o no. Se dico ai nostri preti che prego una divinità pagana mi danno dell’eretico (non che mi crei un gran problema), ma se non prego mi sembra scorretto e far finta, ancora di più. Allora faccio qualche pensiero “buono” nel senso che prego un Dio che non esiste né in Italia né qua e …. vada come vada qualcuno apprezzerà la mia intenzione.
Dietro questo tempio c’è il Bosco di Bambù dove Yoko ci porta alla cerimonia del thè. Si accede alla zona del thè attraverso un percorso di pietre nel bosco, suggestivo, entusiasmante, quasi commuovente. Sarà che è il primo tempio che vediamo, sarà quest’atmosfera triste e umida ma non verrei mai via. La cerimonia del thè avviene praticamente in una specie di bar gestito da signore vestite da sacerdotesse, che innanzitutto si preoccupano di farti pagare (circa 2 euro) con mille inchini e poi con altrettanti inchini ci offrono due vassoi di ceramica rossa antica giapponese con dei disegni di fiori. Yoko ci spiega che sono molto preziosi. Pensa se li facciamo cadere!!! Su ogni vassoio c’è una tovaglietta con disegni giapponesi essenziali, una tazza di bambù con una bevanda verde schiumosa e una specie di caramella rosa. Ci sediamo di fronte al “bar” dove ci sono dei tavolini con panchine che guardano il bosco di bambù. Yoko ci spiega che la caramella è zucchero ma non va messo nel thè verde; la caramella va tenuta in bocca mentre si sorseggia il thè. Inoltre non si può bere subito, ma la tazza va presa con due mani (non ha manico) e ruotata di 90° poiché da una parte bevono le divinità e dall’altra noi. Questa cerimonia avviene mentre davanti a noi ci sono solo piante altissime di bambù e gocce di pioggia che cadono sulle piante del sottobosco. Beh direi coinvolgente e le foto non possono rendere le sensazioni provate.
Dal punto di vista del sapore onestamente non è che sia stato altrettanto entusiasmante, sarà che siamo abituati al nostro tè all’europea, sarà che a me le cose piacciono dolci e la caramella di zucchero in bocca non è come una bella cucchiaiata di zucchero, sarà la schiumina giallastra sopra, sarà quel sapore di fieno, insomma a noi non è che sia piaciuto molto, anzi direi nulla. Eppure questo tè verde è la bevanda ufficiale giapponese e ne dovremo ancora bere in tutte le salse, anche come dissetante (vedi Nikko).
Finita la cerimonia e con in bocca il sapore di fieno usciamo dal tempio Hokokuji e con l’autobus ci dirigiamo al tempio principale di Kamakura, Tsurugaoka Hachiman-gu. Si accede a questo tempio da un viale di ciliegi che nel periodo della fioritura (Aprile) dovrebbe essere particolarmente suggestivo. Anche questo è un tempio shinto e l’ingresso all’area sacra è segnato da un grande Torii di legno che separa la zona sacra dal resto della città. Il tempio è costituito da diverse costruzioni oltre al tempio principale. Qui Yoko ci dà la prima lezione di purificazione, temizu. Fuori del tempio c’è una piccola tettoia con acqua (potabile) corrente che defluisce da una canna di bambù in una grande vasca da cui trabocca in un’altra vasca di scarico e se ne va. Sulla vasca principale sono appoggiate, sopra una canna di bambù, dei tegamini con un lungo manico. Con questi si raccoglie l’acqua corrente e ci si purifica facendo cadere acqua prima sulla mano sinistra, poi sulla destra poi con un po’ di acqua sul palmo della mano ci si purifica la bocca. Purificati si può entrare nel tempio. Alla base della scalinata che conduce all’ingresso del tempio ci sono due cani, uno con la bocca aperta e uno con la bocca chiusa a ricordare rispettivamente la vita e la morte. Loro li chiamano scherzosamente “A” (a bocca aperta, perché la A si pronuncia a bocca aperta) e “Un” (a bocca chiusa, come per dire Un). In effetti le lettere A e Un nell’alfabeto sanscrito sono la prima e l’ultima, un po’ come l’alfa e l’omega in quello greco e l’inizio e la fine, la nascita e la morte nel corso della vita.
Alla base della scalinata c’è il resto di un tronco di un vecchio albero di Gynko che si dice avesse circa 1000 anni e dietro al quale era stato nascosto il corpo assassinato dello shogun Sanemoto. Anche questo tronco mozzato è divenuto un kami e i getti che rigogliosamente rinascono sono accuratamente protetti.
Dopo una ripida scalinata si accede al tempio principale Hongu con altre statue di animali e altri kami.
Davanti alla griglia delle offerte battiamo due volte le mani per risvegliare i kami e poi a mani giunte si prega. Ormai abbiamo imparato!
A pranzo Yoko ci ha portato in un ristorante tipico giapponese, Sasa-no-ha (foglia di Bambù) al 499 di Yamanochi dove normalmente non vanno occidentali. Yoko era preoccupata perché il ristorante dove aveva previsto di portarci era chiuso e questo poteva essere più costoso. Si è scusata molto e ci ha detto che se avevamo problemi lei avrebbe pagato la sua quota. Figuriamoci, 45€ in tre!!! Se viene da noi con 45€ in tre non ti danno nemmeno una pizza margherita e una birra. Bellissimo ristorante e soprattutto caratteristico. All’ingresso si tolgono le scarpe e si mettono in un’apposita nicchia, poi si sale alcuni gradini e si accede alla sala ristorante. Le porte scorrevoli di carta di riso, i tavoli bassi (in realtà ce n’erano anche alti ma erano occupati), la cordialità delle cameriere in ginocchio davanti a noi per servirci, i tatami su cui ci siamo accovacciati (noi non sappiamo stare seduti sui talloni come loro), il posto riservato agli ospiti speciali in un angolo con una specie di altare (totomi??) tutto ci è sembrato meraviglioso.
E questa volta abbiamo mangiato veramente da giapponesi! Yoko ha ordinato “non so che cosa” ma tutto era ottimo e soprattutto curato nell’aspetto, ci ha dato alcune dritte per tenere le bacchette e ci ha poi spiegato che in realtà nelle case giapponesi moderne non ci sono più i tavoli bassi perché anche per loro sono scomodi, specialmente quando si avanza con l’età. Infatti, nel frattempo noi cambiavamo continuamente la posizione delle gambe incrociate, piegate, distese sotto il tavolo, in ginocchio …..
Dal ristorante poco più avanti dopo la stazione di Kita-kamakura si arriva al tempio Kencho-ji. Questo è un bellissimo monastero e tempio, un misto tra buddhista e shintoista anche chiamato Rinzai Zen . Qui c’è un grande complesso (tipo seminario) con giardino zen con fiori di loto e i Giardini Reali, un’area che è una specie di grande terrazzo a cui si accede scalzi e dove si rimane in contemplazione di un laghetto e tanto verde.
Qui non si deve svegliare Buddha perché è sempre sveglio, quindi non si deve fare rumore e ma fare silenzio…. ma non è proprio così. Tutti parlano e fotografano. In tutti i templi abbiamo notato molto turismo, moltissimi riti propiziatori superstiziosi e poca religione, come la intendiamo noi. Nel tempio ci attende un enorme Buddha e sul soffitto un dragone che sembra muoversi se lo si fissa a lungo.
Da qui siamo tornati alla stazione di Kamakura per prendere il trenino Enoshima Demetsu Line per andare alla zona dei templi dove c’è anche il Daibutsu (Grande Buddha). Questo caratteristico trenino di legno porta nella parte alta della città. Arrivati alla stazioncina siamo andati al Kosoku-ji dove c’è il Grande Buddha. Che dire è veramente grande! Una statua enorme di rame al cui interno si può anche entrare.
E qui nostra prima brutta figura. In Giappone non si mangia per strada, né si mastica, ma ahimè era pomeriggio, non avevamo lavato i denti e masticavamo chewing-gum. All’ingresso per entrare dentro il Grande Buddha Yoko veniamo fermati e invitati a rimuovere dalla bocca il chewing-gum. Yoko ci spiega la situazione e con tante scuse, nascondiamo il chewing-gum in un fazzolettino di carte e proseguiamo (mi sarei sprofondato). Intanto la pioggia era terminata e dentro il Buddha di rame faceva veramente caldo!!
Dopo il Daibutsu ci siamo diretti all’Hase-dera, altro tempio buddhista chiamato anche Kannon-do. Da qui vista panoramica su Kamakura che oltre a una città storico-turistica ha anche una frequentata spiaggia.
Ultimo tempio lo Zeniarai Benzaiten Shrine ma ormai ubriachi di templi buddha e kami la visita di Kamakura volgeva al termine. Yoko ci riaccompagna alla stazioncina dell’Enoshima Demetsu Line e ce ne torniamo a Tokyo. Piccola nota, al termine della visita Yoko ci fa vedere un dettaglio delle spese sostenute con noi e si scusa per chiederci il contributo alle sue spese di più o meno 7 euro (previsto dal regolamento). Figuriamoci! Se avessimo pagato una guida per tutto il giorno con noi avremmo speso 10 volte di più!!! Grazie ancora Yoko e Kamakura Welcome Guides!
Tornati a Tokyo nel tardo pomeriggio facciamo doccia e dopo un po’ di riposo si esce per cena.
10/07/2015
Oggi si va a Nikko.
Non abbiamo prenotato una guida perché non c’è stato tempo e quindi andiamo da soli con la Lonely Planet, che tuttavia serve a poco e pesa tanto (guide turistiche).
A Nikko si va in treno da Tokyo in circa 1 ora. Da Shibuya si prende la JR Shonan-Shinjuku Line fino a Omiya e da qui lo Shinkansen fino a Utsunomiya. A Utsunomiya ci sono indicazioni ovunque per la JR Nikko Line che porta a Nikko. Tutto il tragitto è coperto dal JRPass.
A Nikko c’è un efficientissimo ufficio turistico in cui danno informazioni anche in Italiano. Ma poi non è così difficile perché usciti dalla stazione c’è un autobus che porta nella zona dei templi. Noi siamo scesi alla fermata Shinkyo che è proprio di fronte all’omonimo ponte rosso.
Questo famoso Ponte Shinkyo (神橋, Shinkyō, "ponte sacro") è praticamente all’ingresso del Parco dei Templi di Nikko. Il ponte attuale è stato costruito nel 1636 sul luogo in cui la leggenda narra che lo Shogun Shodo attraversò il fiume sul dorso di due serpenti giganti.
Di fronte al ponte inizia una scalinata stupenda nel bosco, contornata da pietre con muschi e acqua corrente tra le pietre. Il caldo è forte ma il bosco e l’acqua corrente lungo la scalinata fanno sentire meno l’oppressione del caldo umido.
Arrivati in cima alla scalinata la guida LP e la cartina che ci hanno dato alla Stazione di Nikko dicono che c’è il tempio Ryoanji, in effetti c’è un tempio in restauro, ma tutto è scritto in giapponese, nessuna guida riporta una foto (Lonely Planet per questo non serve a nulla!) e tante scritte in giapponese spiegano qualcosa. Intuiamo che dietro le tende del restauro ci sia il Ryoanji e proseguiamo verso gli altri templi e soprattutto il santuario Toshogu. Accediamo da una via laterale al viale principale che porta al santuario in mezzo ad alberi altissimi e ombra ma è caldo umido e c’è veramente tanta gente. Pochi europei e molti asiatici. Il Toshogu Shrine è il luogo dove riposa Tokugawa Ieyasu, il fondatore dello Shogunato Tokugawa che resse il Giappone per più di 250 anni fino al 1868. Ieyasu è venerato al Toshogu come la divinità Tosho Daigongen, "Grande Dio della Luce Brillante dell’Est". Inizialmente questo luogo era una piccolo mausoleo poi il figlio di Ieiasu, Iemitsu, lo fece ingrandire nel complesso spettacolare che si vede oggi nella seconda metà del 1600.
Questo luogo contiene sia elementi Shinto che buddhismo e conferma la multireligiosità giapponese.
Il santuario è stupendo, indescrivibile a parole. Si accede attraversando una grande Torii e poi costruzioni con colori brillanti, bianco, oro e rosso. C’è anche una sala in cui tutti seduti in terra un sacerdote Shinto spiega qualcosa ….ovviamente noi non capiamo nulla se non che c’è un gatto che sta sempre in una posizione nel tempio e considerato sacro. In un’altra specie di tempietto c’è anche un cavallo bianco, pure questo considerato sacro perché usato per trasportare i tempietti da processione, Omikoshi o Shin’yo.
Tutti lo fotografano nonostante si veda solo attraverso una grata di legno e mostri esclusivamente il sacro posteriore coperto da coda bianca candida (laveranno spesso anche quella!).
Gli Omikoshi si trovano in tutti i templi ma qui ce ne sono diversi esposti vicino al cavallo. E ci sono anche statue degli Shogun Tokugawa e ovviamente il mausoleo di Tokugawa Ieyasu a cui si accede attraverso una scalinata…..tutti andavano e ci siamo andati anche noi. Non è un percorso molto piacevole con il caldo umido ma tutti salivano …. e andiamo anche noi ….tutti fotografano lungo la scalinata e fotografiamo anche noi. Tutti si fermano in cima alla salita stremati in una piazzola dove c’è un distributore di bevande e anche noi prendiamo la bevanda in lattina giapponese per eccellenza. Non si capisce che c’è scritto ma è verde e ormai sappiamo che cosa contiene o lo immaginiamo, tè verde che per noi è succo di fieno. 100 Yen e beviamo….sarà buona per loro ma per noi non lo è! Però disseta quando non c’è altro.
E infine saliamo fino a questo piccolo mausoleo, facciamo il solito inchino e riprendiamo la discesa guardando le persone ansimanti che salgono. Ci fermiamo anche ad un tronco che è considerato un unto in cui ci sono spiriti da pregare, e preghiamo anche noi.
Usciti dal Santuario passiamo a visitare altri Santuari vicini come il Taiyuinbyo ed il Futarasan-jinja. Bellissimi santuari anche questi e giardini stupendi ma è caldo umido e ci spostiamo al centro turistico dove c’è un piccolo ristorante e bar e ….aria condizionata.
Al ritorno era nostra intenzione andare alle cascate di Kegon, ma si è fatto ormai tardi e siamo abbastanza stanchi. Torniamo a Tokyo.
Arriviamo nel tardo pomeriggio appena in tempo per andare a Shinjuku al tramonto sulla torre del Municipio di Tokyo. Visione bellissima con le luci che pian piano si accendono. Terminiamo la giornata con un giro per Shinjuku poi via a Shibuya per cena e a casa.
11/7/2015
Oggi è il giorno dedicato interamente a Tokyo.
In mattinata abbiamo la visita di Tokyo con le Tokyo Free Guides. Ci attende alle 9:00 Mariko con l’ombrellino da sole/pioggia al tram verde davanti alla stazione di Shibuya. Con Mariko abbiamo già preso accordi per visitare i due templi principali di Tokyo, Il Senso-ji e il Meiji-jungu. Prendiamo la metro per andare ad Asakusa, scendiamo a Ueno e come al solito è caldo umido. C’è tanta gente perché è sabato e tra turisti e locali siamo proprio molti ma ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. L’ingresso al Senso-Ji inizia con la porta del tuono con la grande lanterna e poi ci immergiamo nella marea di gente che si dirige verso il Tempio principale attraversando un vialetto fiancheggiato da negozietti di souvenir.
Senso-ji è il tempio più antico di Tokyo. In Giappone è conosciuto come il tempio di Asakusa Kannon, e richiama circa 30 milioni di visitatori ogni anno.
Senso-Ji è un tempio Buddhista in cui si venera Bodhisattva Kannon. Sembra che in questo luogo sia custodita una statua di Buddha Bodhisattva Kannon che era stata trovata da due pescatori nell’anno 628. Attorno a questa statua è stato costruito il complesso del Senso-Ji dove venne venerata questa statuetta per un centinaio di anni. Poi un prete buddhista fece un sogno premonitore e decise che la statua non doveva essere più mostrata e da allora l’originale non viene mostrato (ma ci sarà davvero?). Nel 794 un altro capo di preti buddhisti decise di costruire una statuetta identica all’originale e porre questa alla venerazione. Kannon, è il Buddha della Compassione. Tra i tanti Buddha, Bodhisattva Kannon è conosciuto come il più compassionevole, sollevando le persone dalle loro sofferenze e rispondendo alle preghiere con grande benevolenza.
Di fronte al tempio principale c’è un grande braciere con incenso e tutti si fanno bagni di fumo di incenso per purificarsi. Anche noi lo facciamo, chissà mai che mi passi il doloretto al ginocchio che mi preoccupa per la corsa di domani al parco Yoyogi.
Come in tutti i templi giapponesi poi c’è la zona degli Omikuji e Mariko ci guida nel verificare la sorte e fatta la nostra donazione di qualche yen prendiamo la scatola esagonale con i bastoncini di legno, la agitiamo e tiriamo fuori il nostro bastoncino con un numero, andiamo poi al cassettino corrispondente e … ci capita il migliore foglietto la Grande benedizione (dai–kichi, 大吉). Ci mettiamo in tasca il foglietto e di sicuro non proveremo ancora né qui né in altri templi. E’ andata molto bene una volta e non vorremmo dover appendere ilo nostro foglietto tra i tanti appesi in ogni tempio.
Usciti dal Senso-Ji Mariko ci accompagna a pranzo. Scegliamo un ristorantino ad Asakusa veramente carino, si mangia bene, scalzi ovviamente, su tavoli bassi e seduti in terra. Sotto il tavolo c’è una specie di buca per mettere la gambe, così sembra di stare seduti in terra e invece è come stare su una panca. Buona idea!
Pomeriggio andiamo al Meiji-jingu. C’è un matrimonio Shinto e preparano la sposa nel parco fuori del tempio. Ma mentre guardiamo con curiosità la preparazione della sposa esce un corteo nuziale con gli sposi e i parenti dietro. Molto composti, molti in kimono coscienti che sono sotto tiro di foto e video.
Immerso in gran parco questo tempio è molto sobrio, ma altrettanto interessante.
Dopo il giro turistico salutiamo Mariko e facciamo una passeggiata per Omote Sando uno dei viali dello shopping con acquisto souvenir. C’è una lunga fila per comprare un gelato! Ci sembra strano, ma qui c’è da meravigliarsi di nulla o di tutto.
La giornata volge al termine, la stanchezza inizia a farsi sentire ma dobbiamo tornare a casa e prepararci per la serata Nagomi.
Abbiamo prenotato dall’Italia dal sito Nagomi visit la cena a casa di una famiglia giapponese. La nostra è una famiglia senza figli, lei Mutsuko (leggi Muzko) appassionata di Italia e di cucina italiana. Arriviamo alle 20 alla stazione della metropolitana Tatsumi nel quartiere di Koto. Ancora ci chiediamo come abbia fatto Mutsuko ad aspettarci proprio davanti alla porta del nostro vagone. Comunque era lì con un cartello “Benvenuti”. La zona è molto bella, percorsi sopraelevati (Ponte Tatsumi-Sakura) per i pedoni, molti parchi, palazzi moderni. Le nostre ciabattine erano pronte all’ingresso dove si attendeva Yoshinobu (il marito) e Yatsuko (leggi Yazko) un’amica. Sia Mutsuko che Yatsuko parlano italiano, Yoshinobu inglese. Abbiamo portato un grembiule da cucina con i monumenti di Ferrara per lei e una maglietta della Ferrara Marathon per lui che mettono subito. La tavola ha le sedie (non era scontato!) e la cena era accettabile. Buona ma nulla di eccezionale. Una serata piacevole in compagnia di nuovi amici, un’esperienza in più.
12/7/2015-Tokyo
Giornata di riposo e di allenamento corsa (non poteva mancare).
La giornata inizia alle 7:30 con la corsa al parco Yoyogi. Ci vado da solo percorrendo stradine strette e deserte di una città ancora addormentata. Ci sono soIo netturbini e fornitori di ristoranti e bar. Al parco Yoyogi però non sono solo. Ci sono già runners e signori con i cani. Purtroppo non sapendo come funzionava ho iniziato a correre nella direzione che mi veniva in quel momento. Vedevo tutti venire nel senso contrario ma alle 7 di mattina e con il caldo non mi rendevo conto. Poi ho visto dall’altra parte del viale un altro “occidentale” che correva nella mia stessa direzione e anche lui un po’ perplesso. Ci siamo dati un’occhiata e poi tutti e due abbiamo invertito direzione…avevamo capito!! I giapponesi sono tanti e se si mettono ad andare in diverse direzioni quando non è indispensabile, si scontrano. E così io e il norvegese abbiamo imparato la lezione e ci siamo immessi nella corsa a giostra.
Altra curiosità i cani al parco. I cani non li lasciano liberi ma li tengono sempre vicini al padrone in una zona riservata dove ovviamente i padroni tengono pulito e sciacquano il palo dove il maschietto fa la pipì o versano acqua dove la femminuccia fa la pipì. Quindi parco anche per cani, ma pulito!! Quanto c’è da imparare qua!
Finita la corsa si va a fare shopping a Shinjuku, Omote-sando, Akihabara e a caso per la città. Giornata di completo relax, si fa per dire … per cercare un pupazzo di non so che cartone animato abbiamo girato tutta Akihabara e non l’abbiamo trovato!
13/7/2015-Kawaguchi-ko (Monte Fuji)
Oggi si va a vedere il monte Fuji. Non è facile vederlo interamente perché è spesso coperto di nubi ma …. appena arrivati in zona ci si presenta in tutto il suo splendore e via a fare foto già ancora dal treno.
Scesi a Kawaguchi-ko, sulle rive dell’omonimo lago, si prende un autobus che fa diverse fermate e l’ultima è quella panoramica. La vista del Monte Fuji completamente libero da nubi è stupenda e indescrivibile il paesaggio. Ovviamente la zona è turisticamente attrezzata soprattutto per quelli che vanno a fare escursioni sulla montagna anche fino in cima! Dicono che per arrivare in cima occorre una notte intera.
Al ritorno da Kawaguchi-ko facciamo un giro a Shjinjuku e poi a casa per preparare la partenza per Kyoto del giorno dopo.
14/7/2015 - Kyoto
Trasferimento con Shinkansen via Shinagawa ed arrivo a Kyoto nel primo pomeriggio. All'ufficio informazioni della stazione di Kyoto ci consigliano di prendere l'autobus della JR per andare alla stazione di Omiya dove è il nostro appartamento. Piove ma senza problemi arriviamo all'appartamento. Piccolo come al solito ma con tavolo e sedie! Tuttavia la cucina è inutilizzabile perché non c'è alcuna pentola. Solo due piattini, due tazzine, due cucchiaini, un paio di forbici e un coltello. In compenso come al solito c'è lavatrice e asciugatrice.
Anche qui a disposizione gli ombrelli trasparenti. Siamo al 10° piano e realmente pensiamo che un eventuale terremoto lo sentiremmo abbastanza, ma fortunatamente in tutto il soggiorno in Giappone, nemmeno una piccola scossa.
Usciamo subito per andare al bosco di bambù di Arashiyama. Dovrebbe esserci l'autobus JR quello che abbiamo preso prima e partiamo. In effetti l'autobus c'è ma qui è tutto scritto in giapponese! Chiediamo a una signora che ovviamente con sa l'inglese che a sua volta chiede a una signore che non sa inglese che a sua volta corre dietro a una ragazza giovane che ci dice dove prendere l'autobus. I giapponesi sono così gentili che raramente non riesci ad avere risposta. Il bosco di bambù di Arashiyama è molto grande, c'è un lungo percorso da fare ma è molto caldo e sotto gli "alberi" ancora di più. Troviamo anche un cimitero sul percorso. Solo tombe a forma di colonnine, non fiori, non tombe monumentali, tutte uguali e mi sembra giusto.
Torniamo verso casa, questa volta con autobus e poi treno. La nostra Pasmo qui verrà usata spesso. Dopo cena facciamo prima passeggiata in centro. Il nostro appartamento si trova su Shijo Dori che continuando su Kawaramachi arriva fino a Gion e al tempio Yasaka dove si svolge il Gion Matsuri. Ai bordi di Shijo Dori e Kawaramachi ci sono i carri del Matsuri pronti per la sfilata del 17/7 e queste strade che di giorno sono piene di traffico, ora sono vuote e piene di gente a piedi. La maggior parte vestono Yukata che è il kimono leggero. Bancarelle e negozi aperti e aria di festa. E' ancora caldo ma sopportabile. Arriviamo fino al tempio di Yasaka dove c'è un gran via vai di gente a fare visita. Ma non poteva mancare un giro per Gion e Pontocho e un pensiero al libro "Memorie di una geisha" di fronte alla casa da tè Ichiriya . Cerchiamo di addentrarci per le stradine un po' buie di Gion ma nessuna geisha. In compenso entriamo nel cortile della sala da te e vediamo una distesa di scarpe da uomo nere tutte uguali. Prima che ci caccino usciamo e torniamo alla realtà.
14/7/2015 - Fujimi Inari e Nara
Prendiamo autobus fino alla stazione e poi il terno per Nara. Lungo il percorso ci fermiamo a Fujimi-Inari. Il famoso tempio rosso con le volpi si trova praticamente di fronte. E' molto bello e suggestivo soprattutto il tunnel di torii rossi che si snoda ber ben 2 km. Inizialmente il tunnel è fitto di torii, poi salendo sulla collina diventano meno fitti. Tanti turisti, di nuovo molto caldo. Facciamo il tour dei monumenti, la purificazione con l'acqua e ripartiamo per Nara. Arrivati alla stazione di Nara il problema è capire dove saranno i templi. Ovviamente nulla in inglese e molto caldo, sono le 13 circa!! Mangiamo qualcosa e partiamo nella direzione che ci sembra giusta secondo la piantina. Cammina, cammina sotto un caldo sole ma nessuna indicazione di templi. Proviamo a chiedere ma non c'è quasi nessuno a piedi, tutti i auto o bus. Torniamo indietro alla stazione riguardiamo la piantina e proviamo dall'altra parte dove tra l'altro c'è qualche ombra. Sì ci siamo, ci sono turisti, inizia un viale e si vedono i primi cervi. Beh direi che questi cervi sono proprio poco igienici poiché la fanno ovunque e c'è un gran puzzo di urina, sarà il caldo, ma mi meraviglio dei pulitissimi giapponesi.
I templi sono bellissimi, quelli shintoisti nel parco quelli buddisti a lato. Visitiamo i principali perché tutti è impossibile e poi fa molto caldo. Il Todai-ji è quello che ci ha impressionato di più per la bellezza. C'è un garden buddha e anche il buco dove la gente tenta di passare: una colonna con un buco alla base attraverso il quale con non poco sforzo le persone piccole tentano di passare sdraiate e strisciando come serpi, con il rischio di rimanere incastrate.
...... continua