Da un viaggio con Avventure nel Mondo nel 2009
Sabato 12 settembre 2009, dopo 3 ore in volo da Roma, col nostro coordinatore Serafino, atterriamo a l’aeroporto di Casablanca.
Dopo le consuete contrattazioni per il prezzo del tragitto in città, ci accomodiamo sui nostri taxi di lusso : bianche Mercedes di 20 anni fa con interni in radica.
Le autoradio diffondono musica araba, che ben presto diventerà famigliare alle nostre orecchie.
Il percorso dall’ aeroporto alla città si rivela fin da subito lungo e soprattutto spericolato.
Nel giro di qualche minuto veniamo letteralmente catapultati nel caos cittadino.
I pochi semafori funzionanti e i segnali stradali sono completamente ignorati da qualsiasi veicolo.
Gli incroci sono ingorgati da auto dai modelli e colori più disparati, alcuni dei quali oramai persi nella nostra memoria.
Shockati ma sani e salvi arriviamo all’ hotel de Lausanne.
L’insegna non riporta alcuna stella, l’ascensore sembra uscito direttamente da un film horror degli anni 70 e l’acqua calda è solo un miraggio... ma niente ci scoraggia siamo in Marocco ed iniziamo senza alcun indugio la visita della città.
La caotica Casablanca, con i suoi oltre 4 milioni di abitanti, è una delle città più famose al mondo.
Siamo in pieno Ramadan: i molti negozi chiusi ed il persistere delle alte temperature, rendono le strade quasi deserte.
Ci dirigiamo alla Medina, la città antica, che ci appare immediatamente così viva, con i suoi colori, gli odori e I sapori che ben presto diventeranno parte fondamentale del nostro viaggio.
Camminando nelle zone più povere e desolate, dove la compagnia del fetore risulta a volte insopportabile, non abbiamo mai la sensazione di essere in pericolo ... se non durante l’attraversamento pedonale.
Ci rendiamo subito conto che l’unico rischio in Marocco è attraversare le strade in quanto le strisce pedonali sono quasi sempre ignorate da qualsiasi veicolo in transito.
Al calar del sole la città inizia finalmente a riprender vita; lungo le vie che si riempono di gente e per strada dove i ragazzi giocano serenamente a pallone.
I negozi riaprono, bar e ristoranti allestiscono con sedie e tavolini di plastica le verande sui marciapiedi.
Nella zona intorno all’hotel de Lausanne ci sono gli edifici in Art Decò a cui diamo una veloce sbirciatina. Sono costruzioni ormai in declino utilizzate come abitazioni popolari o completamente diroccate come l’Hotel Lincoln.
Poi finalmente andiamo, incuriositi, a cena.
Con la prima cena al ristorante Costa Brava iniziamo a conoscere i sapori del Marocco.
Forti, intensi, speziati e con l’eterno contrasto tra il dolce e il salato.
Esattamente come il Marocco: un paese in contrasto tra la tradizione, anche quella più integralista e la voglia di confrontarsi, se non addirittura competere con le culture occidentali.
Prima di rientrare in albergo ci concediamo quello che diventerà un vero e proprio rito al termine delle lunghe ed intese giornate: il famoso the alla menta.
In Marocco è il simbolo dell’ospitalità e la sua caratteristica è il modo in cui si prepara. Quando lo si serve, in una teiera in argento e finemente lavorata, in bicchieri rigorosamente di vetro, con all’interno foglie di profumata menta fresca, si versa ad una altezza di 20 centimetri per almeno 3 volte.
In questa maniera il the verde con la menta fresca si ossigena, creando la caratteristica schiuma.
Domenica 13 settembre inizia con la conoscenza del sempre sorridente Giovanni, l’autista che ci accompagnerà per tutto il viaggio, alla guida del nostro bianco pulmino.
La mattinata la impieghiamo tutta per la visita alla Moschea di Hassan II: la terza più grande al mondo e una delle poche in Marocco aperta ai turisti.
Costruita tra il 1986 e il 1993, per un terzo sul mare, secondo le leggi del Corano, unisce la tradizione de l’ artigianato marocchino alla moderna tecnologia.
Nel corso della visita guidata scopriamo che la Moschea di Hassan II può ospitare fino a 100.000 fedeli, che il pavimento è riscaldato ed il tetto di oltre 1000 tonnellate si apre nelle giornate più calde ed affollate. La moschea al suo interno accoglie anche un hammam, non ancora in funzione, una scala mobile ed un‘ ascensore per raggiungere l’estremità del minareto.
Il minareto di Casablanca coi suoi oltre 200 metri è il più alto al mondo, dotato anche di un raggio laser, diretto verso la Mecca, visibile a quasi 40 chilometri di distanza.
Dopo la visita alla moschea, lasciamo Casablanca in pulmino, con destinazione Rabat.
Rabat è la capitale del Marocco e si vede! Strade pulite e traffico ordinato.
Visitiamo la Chellah, antica fortezza islamica con all’interno resti romani e un rilassante sentiero tra alberi da frutta, piante arrampicanti e coloratissimi fiori. Qui sull’estremità di quel che resta di un antico minareto, le cicogne hanno costruito il proprio grande nido.
Ci dirigiamo poi verso il Mausoleo di Mohamed V, custodito da giovani guardie avvolte da mantelli rossi.
Attraversiamo una distesa di bianche colonne mozzate che non sono altro che i resti di una grande moschea incompiuta e poi ci addentriamo alla ricerca di cibo nella Medina.
Camminando consumiamo un pasto frugale, guardati male dai locali perché siamo ancora per qualche giorno nel Ramadan.
La visita a Rabat termina col giro nella Kasbah degli Oudaiais.
Sembriamo su di un isola greca: gatti a passeggio lungo i viottoli bianchi e blu o comodamente adagiati davanti ai portoni personalizzati delle abitazioni.
Uno sguardo a l’Oceano Atlantico, da un punto panoramico mozzafiato e poi via di nuovo in pulmino verso Meknès.
A Meknès arriviamo in serata accolti da una pioggerella fitta e fresca. Ci accomodiamo all’hotel Akouass, decentrato ma pulito e curato e approfittiamo della serata fredda e cupa per provare a cena le famose zuppe marocchine.
L’Harira in particolare è la zuppa a base di pomodoro, montone, lenticchie e spezie varie, preparata durante il periodo del Ramadan.
Dopo cena alla ricerca di birra scopriamo che nei locali pubblici la vendita di alcolici è vietata. Ci accontentiamo allora di bevande all’arancia e alla mela, consumate sulla terrazza di un disco-pub locale, fumando il narghilè con tabacco aromatizzato menta e liquirizia.
La mattina di lunedì 14 settembre, la dedichiamo interamente alla scoperta di Meknès, capitale del Marocco dal 1672 al 1727 e famosa in tutto il mondo per i suoi pregiati tappeti.
Visitiamo la città nuova e la Medina, a cui si accede da porte a forma di ferro di cavallo.
L’impatto col mercato al chiuso è molto forte ed intenso: di voci, di colori, di sapori e di odori soprattutto. Quelli forti ma comunque gradevoli delle spezie e dei dolci alle mandorle o nauseabondi ed insopportabili come quelli degli animali esposti appena macellati.
Ci dirigiamo poi verso la Medersa Bou Inania, la scuola coranica che è un tripudio di intarsi nello scuro legno di cedro e bianchi stucchi di raffinata lavorazione.
Assistiamo divertiti ad un mezzo fidanzamento tra il cucciolo del gruppo Max ed una estroversa ragazza del luogo.
Poi di nuovo in mezzo al mercato dell’abbigliamento e delle calzature questa volta. Accanto alle botteghe di abiti tradizionali e pregevoli stoffe, altre vendono riproduzioni grossolane di griffe italiane come Giorgio Amani.
Una veloce visita al Mausoleo di Moulay Ismail e poi di nuovo in pulmino, sotto ad un cielo plumbeo, verso la città sacra.
Moullay Idriss è la città sacra in quanto se un Musulmano non riesce a portare a termine uno dei precetti del Corano, visitare la Mecca almeno una volta nella vita, può compensare con 5 visite a Moullay Idriss.
In città, vicino alla piazza principale, consumiamo un pranzo veloce in strada, con calde e fragranti baguette riempite di tonno, sgombro e formaggini.
Ci dirigiamo poi verso Volubilis, un sito archeologico di resti romani di 40 ettari, di cui solo 10 al momento visitabili.
Ci accompagna una frettolosa guida che parla un misto di francese e italiese ma l’abbondante dotazione di guide del gruppo, ci consente comunque di godere a pieno di un luogo così suggestivo.
Le nuvole continuano a farci compagnia anche nello spostamento verso Fès, la città delle ceramiche.
Ci sistemiamo all’Hotel Errabie Fès e ceniamo al Chamonix Resturant dove un arzillo cameriere in età pensionistica, con tanto di riporto ai capelli, ci serve i tradizionali piatti marocchini.
Il giorno dopo martedì 15 settembre, accompagnati da una simpatica ed affabile guida, lo dedichiamo interamente alla visita della città.
Uno sguardo veloce, sotto alla pioggia, all’ingresso del Palazzo Reale e al Quartiere Ebraico, una visita ad un laboratorio di ceramiche e poi via ci addentriamo nella Medina.
La Medina di Fès è una delle più grandi al mondo: una miriade di affollate stradine e passaggi, alcuni dei quali molto stretti e a prova di pancia. Al suo interno ci sono oltre 300 moschee e più di 9000 viottoli, molti dei quali senza alcuna indicazione.
Ci perdiamo tra le botteghe di artigiani, visitiamo un laboratorio di tappeti, di vestiti, un erboristeria, un laboratorio tessile. Ci sentiamo tanto turisti Alpitour ma cerchiamo ugualmente di godere del folcrore di queste visite programmate.
La visita alla famosa conceria di Fès è la più suggestiva: da una terrazza osserviamo i giovani conciatori immersi nelle vasche di colore fino alla cinta. Tutto intorno un odore acido molto intenso che nemmeno i rametti di menta fresca sotto alle narici riescono a contrastare.
Poi una veloce visita della Medersa Bou Inania e della Moschea di Kairaouine, rigorosamente off limits per i non musulmani e poi ancora lungo le affollate e colorate strade della Medina.
L’intensa giornata è quasi finita ma prima di cena ci concediamo il lusso di un hammam locale dove veniamo insaponati, strigliati e massacrati da massaggiatori del posto.
Il ristorante Marrakech ci accoglie per la cena: è un caratteristico locale, pulito e curato, dove gustiamo i piatti già così famigliari ai nostri palati. Il famoso cous cous e il tajin, il tipico piatto in terracotta con tanto di coperchio conico, utilizzato per cuocere le pietanze a base di verdura, frutta secca e carne di pollo o montone.
The alla menta, rigorosamente fresca e poi fine serata adagiati sul nostro personalissimo divano marocchino, allestito con calde e colorate coperte, sul balcone di una camera dell’albergo che ci ospita.
Mercoledì 16 settembre ricarichiamo le valigie sul pulmino e via si riparte ... prima tappa della giornata il Lago Aaoua, un classico panorama alpino nel bel mezzo del Marocco.
Poi verso Ifrane, a 1600 metri di altitudine: è la località turistica per le vacanze invernali dei Marocchini benestanti. Sembriamo in Svizzera: l’aria fredda taglia la gola, i tetti delle case sono a punta, le strade deserte sono pulite ed ordinate con alberi potati e giardini ben curati. Ancora una volta siamo sorpresi da una nuova ed inaspettata faccia del Marocco.
La mattina continua con la simpatica visita al Parco Nazionale di Ifrane, che ospita cedri secolari e non solo ……... ad accoglierci delle dispettose scimmiette, alcune grandi, altre piccole, altre ancora enormi e minacciose che ci fanno simpatica compagnia per tutta la durata della visita al parco. ( se vuoi vedere le Scimmiette dispettose di Ifrane clicca qui ).
Il lago di Sidì a 2000 metri ci ospita invece per il pranzo al sacco, su tavolini di fortuna formati da grossi massi levigati dalle forti raffiche di vento gelido.
Risaliamo di corsa in pulmino e iniziamo a scendere verso la Valle dello Ziz e al calar del sole arriviamo alla Kasbah Dunia vicino a Errachidia.
La Kasbah Dunia è il suggestivo rifugio per la notte. Isolata e lontana alcuni chilometri dal centro abitato è una vecchia kasbah ristrutturata, con i muri in argilla e paglia, le cui stanze affacciano tutte su di un luminoso patio.
Prima di cena, al calar del sole, armati di torce, ci infiliamo tra le coltivazioni berbere locali: mais, grano ed erba medica per lo più. Costeggiamo l’argine di un fiume in secca e percorriamo, perplessi, sentieri bagnati e fangosi. Attraversiamo il villaggio locale, tra la curiosità dei bambini che ci seguono anche durante la visita ad una kasbah del posto, mal tenuta ma con un terrazzo da una vista eccezionale.
Alla sera ceniamo in albergo con zuppa, tajine e gustosa frutta fresca di stagione e prima del consueto the alla menta, assaporiamo un caratteristico dolce locale: una poltiglia di cacao e frutta secca speziata. Infine prima del meritato riposo un giro di narghilè, una passeggiata sotto ad un cielo stellato da sogno e chiacchere in relax sul bellissimo terrazzo panoramico della Kasbah Dunia.
Giovedì 17 settembre riprendiamo il viaggio verso le Gole dello Ziz attraverso una strada panoramica, conosciuta solo dai locali, molto suggestiva anche per via degli alti strapiombi che osserviamo, un po’ intimoriti dai finestrini del pulmino.
Il rosso dei villaggi arrocati sulle montagne ed il verde delle coltivazioni, sono i colori predominanti di questo percorso che ci porta ad Anjouj, villaggio disabitato, in parte diroccato e mangiato dal fango, ma non per questo privo di fascino.
Pranziamo a Rissani, ospiti di una comunità di Tuareg,la popolazione nomade del Sahara, che prima di illustrarci le loro attività, ci offre la pizza Berbera.È una pizza farcita con carne e verdure cotte molto speziate chiamata Medfuna.
Poi di nuovo via in pulmino verso Merzuga e l’hotel Nasser Palace, per prepararci all’ avventura più emozionante del viaggio: la notte nel deserto. All’hotel ci rifocilliamo, alcuni si rinfrescano in piscina e poi al calar del sole prendiamo possesso dei nostri mezzi di trasporto per raggiungere Erg Chebbi dove passeremo la notte.
Sui dromedari iniziamo il percorso in mezzo alle rosse dune: la sabbia fine è calda ed in continuo movimento per via delle raffiche di vento. Il sole ormai tramontato continua ad illuminare le dune con colori mozzafiato, rendendo il nostro passaggio nel deserto affascinante ed indimenticabile.
Nell’accampamento ceniamo al lume delle nostre torce: aperitivo con the alla menta e arachidi tostate e poi zuppa, tajin di pollo e verdure e frutta fresca. Una passeggiata tra le fredde dune illuminante solo dalla via lattea e poi tutti vicini vicini ci addormentiamo, sotto ad un cielo stellato da favola.
La mattina seguente il 18 settembre, inizia molto presto, dobbiamo raggiungere il paese prima che il sole inizi a scaldare troppo, rendendo insopportabile il nostro viaggio di rientro sui dromedari.
Rientriamo a l‘hotel Nasser giusto in tempo per la colazione con frittelle Berbere, cotte sulla piastra e farcite a proprio gusto con miele o marmellata.
Riprendiamo poi il nostro itinerario con la visita al Ksar el Fida vicino a Rissani, un museo che raccoglie abiti, corredi ed oggettistica della tradizione Berbera.
Pranziamo con l’omelette Berbera a base di pomodori e cipolle e poi via nel più grande palmeto del Marocco a Tinerhir.
Qui per raggiungere la Medina e la Mellah, la città di argilla e paglia, seguiamo un percorso tra altissime palme, piante di datteri, ulivi e viti.
Nella Medina visitiamo anche un laboratorio di tappeti che ci offre the alla menta senza menta e poi via di nuovo in pulmino verso le Gole del Todrà dove passeremo la notte a l’hotel Yasmina.
La posizione dell’albergo è incantevole: adagiato esattamente sotto alle pareti a strapiombo della montagna, nel punto più stretto della gola. Ceniamo e ci rilassiamo in albergo dove il nostro meritato riposo sarà accompagnato dal rilassante scroscio dell’acqua che scende dalle pareti rocciose per tutta notte.
Sabato 19 settembre godiamo ancor di più dei paesaggi che ci circondano, grazie ad un trekking tra sentieri scoscesi ed irti lungo la Valle del Todrà fino a raggiungere un accampamento di pastori Berberi. Stanchi ma inebriati dalla varietà di colori che hanno accompagnato la nostra passeggiata, riprendiamo il viaggio verso le Gole del Dades, dove all’ora della merenda pranziamo.
L’Hotel Cafè Restaurant Timzzillite ci ospita per il pranzo sulle sue terrazze panoramiche dove gustiamo una spartana omelette al formaggio e olive, godendo di una veduta incredibile.
Poi di nuovo in pulmino arriviamo alla Kasbah Amerihdil, trasformata in albergo di lusso e ancora in viaggio verso Ouarzazate dove passeremo la notte.
Ouarzazate è famosa per ospitare studi cinematografici usati da molte produzioni americane ed europee. L’hotel La Valleè risulta ideale per riprendersi dalle fatiche del trekking mattutino: è pulito, accogliente e soprattutto dotato di una piscina a cui molti di noi non hanno saputo resistere. Cena in albergo sotto ad una finta tenda Berbera, the alla menta e chiacchere in compagnia sugli scomodi divani, sotto al portico.
Domenica 20 settembre dopo l’abbondante colazione sul bordo della piscina, iniziamo il nostro giro da cinefili.
La Kasbah Taourirt, la meglio conservata di tutto il Marocco, compare anche nel film Guerre Stellari.
Il Museo del Cinema accoglie set cinematografici a grandezza reale, utilizzati per produzioni sugli episodi della Bibbia.
Ksar ait Benhaddou, la citta’ fortificata formata da diverse kasbah, utilizzata per molte produzioni tra cui Gesu’ di Nazareth di Zeffirelli, Alexander e Il Gladiatore.
Al Maktoub Riad pranziamo con vista su di un paesaggio incantevole: la rossa Ksar ait Benhaddou, avvolta da un cielo azzurro ed intenso e …..... sogniamo ad occhi aperti immaginando quanti vip siano passati da queste parti e magari anche seduti sulle nostre stesse sedie!
Riprendiamo il viaggio verso Marrakech dove arriviamo non prima di aver attraversato l‘Atlante, la famosa catena montuosa de l’Africa nord-occidentale, il cui punto più alto raggiunge gli otre 4000 metri.
Noi ci accontentiamo del Col du Tichka a 2260 metri, dove non riusciamo a rimanere fuori dal pulmino per più di qualche minuto. L’aria talmente gelida ci consente solo di fare la foto ricordo davanti all’insegna del luogo e poi via di nuovo in viaggio.
Il nostro fidato autista ci conduce attraverso seducenti paesaggi e nel giro di qualche ora passiamo dalle alte e fredde montagne alle aride pianure. È un susseguirsi di paesaggi e colori in continuo cambiamento e i finestrini del pulmino ci sembrano tanti piccoli schermi cinematografici.
Nella calda e caotica Marrakech arriviamo nel tardo pomeriggio e subito prendiamo possesso del nostro colorato e simpatico albergo: il Riad Omar.
Poche stanze distribuite su due piani, con affaccio sul patio, chiuse da massicce e rumorose porte in legno scuro e ovunque colorati mosaici in ceramica.
Ci buttiamo subito nella piazza più famosa del Marocco: Jamaa el Fina, è ancora deserta e non ne percepiamo il fascino, ma poche ore dopo si è animata. Giocolieri, incantatori di serpenti, mangiafuoco, cantastorie, suonatori, acrobati, venditori di denti .... tutto per la gioia dei locali e dei turisti.
Nel variopinto caos della piazza ceniamo; prima i più arditi del gruppo consumano lumache in brodo e poi tutti insieme ci accomodiamo intorno ad un asse in legno ricoperta da una tovaglia di plastica, su precarie panche.
Gustiamo una zuppa di lenticchie e fagioli e salsiccia alla piastra cotta davanti ai nostri occhi. Poi di nuovo in mezzo alla folla della piazza, facendo uno slalom tra i ristoranti e i fumi delle cucine da campo che a fine serata saranno smontate e portate via lasciando la piazza incredibilmente libera.
Come digestivo una bevanda calda molto speziata a base di cannella, accompagnata da un dolcetto, non bene identificato, con cacao e frutta secca.
Il giorno dopo, lunedì 21 settembre di buon ora, dopo un‘abbondante colazione sul terrazzo panoramico del nostro riad, iniziamo a piedi il giro della città.
Ci immergiamo subito nella colorata e profumata Medina ancora in fase di risveglio, ma non per questo priva di fascino e suggestioni.
Visitiamo poi una delle attrazioni principali di Marrakech: la Tomba di Sadiane, una necropoli del 1500, scoperta solo nel 1917. Qui variegati e simpatici gatti randagi fanno la guardia alla tomba della madre del sultano Ahmed el-Mansour.
Poi ci dirigiamo al Palais Badii con i suoi resti archeologici, utilizzati anche come sfondo per grandi concerti di musica sinfonica e pop. Ne visitiamo le sotterranee e buie prigioni e le terrazze che simpatiche cicogne hanno eletto a propria dimora.
Poi ancora il Palais de la Bahia con le sue numerose stanze, tutte elegantemente affacciate sui patii interni. È un tripudio di colorati mosaici che decorano ogni centimetro di pavimenti, soffitti e mura.
Poi di nuovo in piazza Jamaa el Fina persi tra le botteghe del Souk: l’enorme mercato è diviso in settori, ci sono gli artigiani del cuoio, del ferro battuto, delle stoffe e ancora i venditori di profumatissime spezie e saponi.Le botteghe di frutta e verdura con la menta fresca sempre in un angolo e ancora i dolci e torroni alla frutta secca e i venditori di spremuta d’arancia.
Ceniamo a buffett all’hotel Alì dove incrociamo gatti che girano tranquillamente per l’albergo o stanno comodamente adagiati sui sofà.
Marrakech infatti è anche la città dei gatti: sono ovunque, per strada, nei negozi e addirittura nei ristoranti dove entrano come veri e propri ospiti.
Dopo cena ci godiamo il panorama notturno della piazza dalla terrazza di un locale: è una miriade di luci, colori, voci e fumi soprattutto dalle cucine da campo. Sorseggiamo l’immancabile the alla menta e poi via di nuovo in mezzo all’animata piazza.
Martedì 22 settembre inizia molto presto con la partenza per il Parco Nazionale del Toubkal dove faremo un suggestivo e a volte rischioso trekking. Percorriamo prima l’argine del fiume dove ovunque sono allestiti salotti e ristorantini e per fino in mezzo all’acqua ci sono tavolini su cui consumare un caratteristico pasto.
Poi via iniziamo la salita per raggiungere le Cascate della Valle dello Ourika. Ci accompagna una simpatica e disponibile guida e lungo tutto il percorso incontriamo ambulanti, venditori di bibite fresche e ragazzi disposti a farci da guida o semplicemente a portarci lo zaino in cambio di qualche spicciolo.
Le cascate sono sette, alcune sono poco più che ruscelli ma per raggiungere l’ultima a 1600 metri facciamo un trekking a volte estremo, lungo sentieri stretti scivolosi, percorrendo strapiombi di oltre 200 metri di altezza.
Arriviamo comunque sani e salvi fino all’ultima cascata raggiungibile a piedi e qui i più arditi del gruppo fanno un bagnetto tonificante nell’acqua gelida a 12 gradi.
Dopo esserci ritemprati scendiamo di nuovo in paese per il pranzo e poi via si torna a Marrakech e dopo un rilassante Hammam tutti a cena al ristorante Oscar Progress, molto gettonato dai locali.
Mercoledì 23 settembre salutiamo Marrakech non prima di aver compiuto una visita ai Giardini Majorelle, dove l’artista francesce Jacques Majorelle visse, all’interno di una villa in stile Liberty, circondata da piante di cactus, palme, banani e canne di bambù.
In pulmino riprendiamo il viaggio verso Essaouira, la città del vento sulla costa Atlantica dove arriviamo nel pomeriggio. Ci accoglie una foschia fitta e soffocante e l’architettura ci ricorda una qualsiasi città della Bretagna ; ancora una volta il Marocco ci mostra la sua ennesima faccia!
Ci accomodiamo al Riad jade Mogador: è caldo ed accogliente, finemente arredato con vetri a mosaico e lampade in ferro battuto nella tradizione marocchina.
Visitiamo subito la cittadina: il porto, i bastioni Portoghesi con i suoi antichi cannoni e le piazzette con i locali all’aperto dall’aspetto tanto vecchia Europa. Ceniamo al porto con piatti a base di pesce fresco e poi una passeggiatina sulla spiaggia deserta per vedere con i nostri occhi il riposo del maestoso Oceano Atlantico.
Il giorno successivo giovedì 24 settembre è libero per tutti: qualcuno va per bancarelle, altri lo passano in spiaggia, altri ancora tra le dune a scorrazzare sulle 4 ruote e a fine giornata i superstiti si ritrovano a cena al ristorante Essalam e poi via un ultimo giro per le strade di Essaouira.
Venerdì 25 settembre inizia molto presto per il nostro gruppo: dobbiamo raggiungere Casablanca e ripartire per l’Italia.
In pulmino iniziamo la risalita della costa Atlantica : prima tappa Safi, la città delle ceramiche e poi pranzo in mezzo alla strada a Oulidia.
Infine il pomeriggio a el Jadida con una simpatica guida che ci porta a visitare le antiche cisterne, il porto e i bastioni portoghesi.
Con il tramontare del sole inizia anche il conto alla rovescia per la partenza dal Marocco e dopo gli ultimi acquisti e la cena riprendiamo il viaggio verso Casablanca.
Ci arriviamo in serata e dopo il congedo dal sorridente Giovanni entriamo in aeroporto dove oltre ai gatti ci accoglie casualmente la musica della Barilla, segno che l‘Italia ormai è vicina e forse ... da domani il Marocco non ci sembrerà più così tanto lontano.
Sabato 12 settembre 2009, dopo 3 ore in volo da Roma, col nostro coordinatore Serafino, atterriamo a l’aeroporto di Casablanca.
Dopo le consuete contrattazioni per il prezzo del tragitto in città, ci accomodiamo sui nostri taxi di lusso : bianche Mercedes di 20 anni fa con interni in radica.
Le autoradio diffondono musica araba, che ben presto diventerà famigliare alle nostre orecchie.
Il percorso dall’ aeroporto alla città si rivela fin da subito lungo e soprattutto spericolato.
Nel giro di qualche minuto veniamo letteralmente catapultati nel caos cittadino.
I pochi semafori funzionanti e i segnali stradali sono completamente ignorati da qualsiasi veicolo.
Gli incroci sono ingorgati da auto dai modelli e colori più disparati, alcuni dei quali oramai persi nella nostra memoria.
Shockati ma sani e salvi arriviamo all’ hotel de Lausanne.
L’insegna non riporta alcuna stella, l’ascensore sembra uscito direttamente da un film horror degli anni 70 e l’acqua calda è solo un miraggio... ma niente ci scoraggia siamo in Marocco ed iniziamo senza alcun indugio la visita della città.
La caotica Casablanca, con i suoi oltre 4 milioni di abitanti, è una delle città più famose al mondo.
Siamo in pieno Ramadan: i molti negozi chiusi ed il persistere delle alte temperature, rendono le strade quasi deserte.
Ci dirigiamo alla Medina, la città antica, che ci appare immediatamente così viva, con i suoi colori, gli odori e I sapori che ben presto diventeranno parte fondamentale del nostro viaggio.
Camminando nelle zone più povere e desolate, dove la compagnia del fetore risulta a volte insopportabile, non abbiamo mai la sensazione di essere in pericolo ... se non durante l’attraversamento pedonale.
Ci rendiamo subito conto che l’unico rischio in Marocco è attraversare le strade in quanto le strisce pedonali sono quasi sempre ignorate da qualsiasi veicolo in transito.
Al calar del sole la città inizia finalmente a riprender vita; lungo le vie che si riempono di gente e per strada dove i ragazzi giocano serenamente a pallone.
I negozi riaprono, bar e ristoranti allestiscono con sedie e tavolini di plastica le verande sui marciapiedi.
Nella zona intorno all’hotel de Lausanne ci sono gli edifici in Art Decò a cui diamo una veloce sbirciatina. Sono costruzioni ormai in declino utilizzate come abitazioni popolari o completamente diroccate come l’Hotel Lincoln.
Poi finalmente andiamo, incuriositi, a cena.
Con la prima cena al ristorante Costa Brava iniziamo a conoscere i sapori del Marocco.
Forti, intensi, speziati e con l’eterno contrasto tra il dolce e il salato.
Esattamente come il Marocco: un paese in contrasto tra la tradizione, anche quella più integralista e la voglia di confrontarsi, se non addirittura competere con le culture occidentali.
Prima di rientrare in albergo ci concediamo quello che diventerà un vero e proprio rito al termine delle lunghe ed intese giornate: il famoso the alla menta.
In Marocco è il simbolo dell’ospitalità e la sua caratteristica è il modo in cui si prepara. Quando lo si serve, in una teiera in argento e finemente lavorata, in bicchieri rigorosamente di vetro, con all’interno foglie di profumata menta fresca, si versa ad una altezza di 20 centimetri per almeno 3 volte.
In questa maniera il the verde con la menta fresca si ossigena, creando la caratteristica schiuma.
Domenica 13 settembre inizia con la conoscenza del sempre sorridente Giovanni, l’autista che ci accompagnerà per tutto il viaggio, alla guida del nostro bianco pulmino.
La mattinata la impieghiamo tutta per la visita alla Moschea di Hassan II: la terza più grande al mondo e una delle poche in Marocco aperta ai turisti.
Costruita tra il 1986 e il 1993, per un terzo sul mare, secondo le leggi del Corano, unisce la tradizione de l’ artigianato marocchino alla moderna tecnologia.
Nel corso della visita guidata scopriamo che la Moschea di Hassan II può ospitare fino a 100.000 fedeli, che il pavimento è riscaldato ed il tetto di oltre 1000 tonnellate si apre nelle giornate più calde ed affollate. La moschea al suo interno accoglie anche un hammam, non ancora in funzione, una scala mobile ed un‘ ascensore per raggiungere l’estremità del minareto.
Il minareto di Casablanca coi suoi oltre 200 metri è il più alto al mondo, dotato anche di un raggio laser, diretto verso la Mecca, visibile a quasi 40 chilometri di distanza.
Dopo la visita alla moschea, lasciamo Casablanca in pulmino, con destinazione Rabat.
Rabat è la capitale del Marocco e si vede! Strade pulite e traffico ordinato.
Visitiamo la Chellah, antica fortezza islamica con all’interno resti romani e un rilassante sentiero tra alberi da frutta, piante arrampicanti e coloratissimi fiori. Qui sull’estremità di quel che resta di un antico minareto, le cicogne hanno costruito il proprio grande nido.
Ci dirigiamo poi verso il Mausoleo di Mohamed V, custodito da giovani guardie avvolte da mantelli rossi.
Attraversiamo una distesa di bianche colonne mozzate che non sono altro che i resti di una grande moschea incompiuta e poi ci addentriamo alla ricerca di cibo nella Medina.
Camminando consumiamo un pasto frugale, guardati male dai locali perché siamo ancora per qualche giorno nel Ramadan.
La visita a Rabat termina col giro nella Kasbah degli Oudaiais.
Sembriamo su di un isola greca: gatti a passeggio lungo i viottoli bianchi e blu o comodamente adagiati davanti ai portoni personalizzati delle abitazioni.
Uno sguardo a l’Oceano Atlantico, da un punto panoramico mozzafiato e poi via di nuovo in pulmino verso Meknès.
A Meknès arriviamo in serata accolti da una pioggerella fitta e fresca. Ci accomodiamo all’hotel Akouass, decentrato ma pulito e curato e approfittiamo della serata fredda e cupa per provare a cena le famose zuppe marocchine.
L’Harira in particolare è la zuppa a base di pomodoro, montone, lenticchie e spezie varie, preparata durante il periodo del Ramadan.
Dopo cena alla ricerca di birra scopriamo che nei locali pubblici la vendita di alcolici è vietata. Ci accontentiamo allora di bevande all’arancia e alla mela, consumate sulla terrazza di un disco-pub locale, fumando il narghilè con tabacco aromatizzato menta e liquirizia.
La mattina di lunedì 14 settembre, la dedichiamo interamente alla scoperta di Meknès, capitale del Marocco dal 1672 al 1727 e famosa in tutto il mondo per i suoi pregiati tappeti.
Visitiamo la città nuova e la Medina, a cui si accede da porte a forma di ferro di cavallo.
L’impatto col mercato al chiuso è molto forte ed intenso: di voci, di colori, di sapori e di odori soprattutto. Quelli forti ma comunque gradevoli delle spezie e dei dolci alle mandorle o nauseabondi ed insopportabili come quelli degli animali esposti appena macellati.
Ci dirigiamo poi verso la Medersa Bou Inania, la scuola coranica che è un tripudio di intarsi nello scuro legno di cedro e bianchi stucchi di raffinata lavorazione.
Assistiamo divertiti ad un mezzo fidanzamento tra il cucciolo del gruppo Max ed una estroversa ragazza del luogo.
Poi di nuovo in mezzo al mercato dell’abbigliamento e delle calzature questa volta. Accanto alle botteghe di abiti tradizionali e pregevoli stoffe, altre vendono riproduzioni grossolane di griffe italiane come Giorgio Amani.
Una veloce visita al Mausoleo di Moulay Ismail e poi di nuovo in pulmino, sotto ad un cielo plumbeo, verso la città sacra.
Moullay Idriss è la città sacra in quanto se un Musulmano non riesce a portare a termine uno dei precetti del Corano, visitare la Mecca almeno una volta nella vita, può compensare con 5 visite a Moullay Idriss.
In città, vicino alla piazza principale, consumiamo un pranzo veloce in strada, con calde e fragranti baguette riempite di tonno, sgombro e formaggini.
Ci dirigiamo poi verso Volubilis, un sito archeologico di resti romani di 40 ettari, di cui solo 10 al momento visitabili.
Ci accompagna una frettolosa guida che parla un misto di francese e italiese ma l’abbondante dotazione di guide del gruppo, ci consente comunque di godere a pieno di un luogo così suggestivo.
Le nuvole continuano a farci compagnia anche nello spostamento verso Fès, la città delle ceramiche.
Ci sistemiamo all’Hotel Errabie Fès e ceniamo al Chamonix Resturant dove un arzillo cameriere in età pensionistica, con tanto di riporto ai capelli, ci serve i tradizionali piatti marocchini.
Il giorno dopo martedì 15 settembre, accompagnati da una simpatica ed affabile guida, lo dedichiamo interamente alla visita della città.
Uno sguardo veloce, sotto alla pioggia, all’ingresso del Palazzo Reale e al Quartiere Ebraico, una visita ad un laboratorio di ceramiche e poi via ci addentriamo nella Medina.
La Medina di Fès è una delle più grandi al mondo: una miriade di affollate stradine e passaggi, alcuni dei quali molto stretti e a prova di pancia. Al suo interno ci sono oltre 300 moschee e più di 9000 viottoli, molti dei quali senza alcuna indicazione.
Ci perdiamo tra le botteghe di artigiani, visitiamo un laboratorio di tappeti, di vestiti, un erboristeria, un laboratorio tessile. Ci sentiamo tanto turisti Alpitour ma cerchiamo ugualmente di godere del folcrore di queste visite programmate.
La visita alla famosa conceria di Fès è la più suggestiva: da una terrazza osserviamo i giovani conciatori immersi nelle vasche di colore fino alla cinta. Tutto intorno un odore acido molto intenso che nemmeno i rametti di menta fresca sotto alle narici riescono a contrastare.
Poi una veloce visita della Medersa Bou Inania e della Moschea di Kairaouine, rigorosamente off limits per i non musulmani e poi ancora lungo le affollate e colorate strade della Medina.
L’intensa giornata è quasi finita ma prima di cena ci concediamo il lusso di un hammam locale dove veniamo insaponati, strigliati e massacrati da massaggiatori del posto.
Il ristorante Marrakech ci accoglie per la cena: è un caratteristico locale, pulito e curato, dove gustiamo i piatti già così famigliari ai nostri palati. Il famoso cous cous e il tajin, il tipico piatto in terracotta con tanto di coperchio conico, utilizzato per cuocere le pietanze a base di verdura, frutta secca e carne di pollo o montone.
The alla menta, rigorosamente fresca e poi fine serata adagiati sul nostro personalissimo divano marocchino, allestito con calde e colorate coperte, sul balcone di una camera dell’albergo che ci ospita.
Mercoledì 16 settembre ricarichiamo le valigie sul pulmino e via si riparte ... prima tappa della giornata il Lago Aaoua, un classico panorama alpino nel bel mezzo del Marocco.
Poi verso Ifrane, a 1600 metri di altitudine: è la località turistica per le vacanze invernali dei Marocchini benestanti. Sembriamo in Svizzera: l’aria fredda taglia la gola, i tetti delle case sono a punta, le strade deserte sono pulite ed ordinate con alberi potati e giardini ben curati. Ancora una volta siamo sorpresi da una nuova ed inaspettata faccia del Marocco.
La mattina continua con la simpatica visita al Parco Nazionale di Ifrane, che ospita cedri secolari e non solo ……... ad accoglierci delle dispettose scimmiette, alcune grandi, altre piccole, altre ancora enormi e minacciose che ci fanno simpatica compagnia per tutta la durata della visita al parco. ( se vuoi vedere le Scimmiette dispettose di Ifrane clicca qui ).
Il lago di Sidì a 2000 metri ci ospita invece per il pranzo al sacco, su tavolini di fortuna formati da grossi massi levigati dalle forti raffiche di vento gelido.
Risaliamo di corsa in pulmino e iniziamo a scendere verso la Valle dello Ziz e al calar del sole arriviamo alla Kasbah Dunia vicino a Errachidia.
La Kasbah Dunia è il suggestivo rifugio per la notte. Isolata e lontana alcuni chilometri dal centro abitato è una vecchia kasbah ristrutturata, con i muri in argilla e paglia, le cui stanze affacciano tutte su di un luminoso patio.
Prima di cena, al calar del sole, armati di torce, ci infiliamo tra le coltivazioni berbere locali: mais, grano ed erba medica per lo più. Costeggiamo l’argine di un fiume in secca e percorriamo, perplessi, sentieri bagnati e fangosi. Attraversiamo il villaggio locale, tra la curiosità dei bambini che ci seguono anche durante la visita ad una kasbah del posto, mal tenuta ma con un terrazzo da una vista eccezionale.
Alla sera ceniamo in albergo con zuppa, tajine e gustosa frutta fresca di stagione e prima del consueto the alla menta, assaporiamo un caratteristico dolce locale: una poltiglia di cacao e frutta secca speziata. Infine prima del meritato riposo un giro di narghilè, una passeggiata sotto ad un cielo stellato da sogno e chiacchere in relax sul bellissimo terrazzo panoramico della Kasbah Dunia.
Giovedì 17 settembre riprendiamo il viaggio verso le Gole dello Ziz attraverso una strada panoramica, conosciuta solo dai locali, molto suggestiva anche per via degli alti strapiombi che osserviamo, un po’ intimoriti dai finestrini del pulmino.
Il rosso dei villaggi arrocati sulle montagne ed il verde delle coltivazioni, sono i colori predominanti di questo percorso che ci porta ad Anjouj, villaggio disabitato, in parte diroccato e mangiato dal fango, ma non per questo privo di fascino.
Pranziamo a Rissani, ospiti di una comunità di Tuareg,la popolazione nomade del Sahara, che prima di illustrarci le loro attività, ci offre la pizza Berbera.È una pizza farcita con carne e verdure cotte molto speziate chiamata Medfuna.
Poi di nuovo via in pulmino verso Merzuga e l’hotel Nasser Palace, per prepararci all’ avventura più emozionante del viaggio: la notte nel deserto. All’hotel ci rifocilliamo, alcuni si rinfrescano in piscina e poi al calar del sole prendiamo possesso dei nostri mezzi di trasporto per raggiungere Erg Chebbi dove passeremo la notte.
Sui dromedari iniziamo il percorso in mezzo alle rosse dune: la sabbia fine è calda ed in continuo movimento per via delle raffiche di vento. Il sole ormai tramontato continua ad illuminare le dune con colori mozzafiato, rendendo il nostro passaggio nel deserto affascinante ed indimenticabile.
Nell’accampamento ceniamo al lume delle nostre torce: aperitivo con the alla menta e arachidi tostate e poi zuppa, tajin di pollo e verdure e frutta fresca. Una passeggiata tra le fredde dune illuminante solo dalla via lattea e poi tutti vicini vicini ci addormentiamo, sotto ad un cielo stellato da favola.
La mattina seguente il 18 settembre, inizia molto presto, dobbiamo raggiungere il paese prima che il sole inizi a scaldare troppo, rendendo insopportabile il nostro viaggio di rientro sui dromedari.
Rientriamo a l‘hotel Nasser giusto in tempo per la colazione con frittelle Berbere, cotte sulla piastra e farcite a proprio gusto con miele o marmellata.
Riprendiamo poi il nostro itinerario con la visita al Ksar el Fida vicino a Rissani, un museo che raccoglie abiti, corredi ed oggettistica della tradizione Berbera.
Pranziamo con l’omelette Berbera a base di pomodori e cipolle e poi via nel più grande palmeto del Marocco a Tinerhir.
Qui per raggiungere la Medina e la Mellah, la città di argilla e paglia, seguiamo un percorso tra altissime palme, piante di datteri, ulivi e viti.
Nella Medina visitiamo anche un laboratorio di tappeti che ci offre the alla menta senza menta e poi via di nuovo in pulmino verso le Gole del Todrà dove passeremo la notte a l’hotel Yasmina.
La posizione dell’albergo è incantevole: adagiato esattamente sotto alle pareti a strapiombo della montagna, nel punto più stretto della gola. Ceniamo e ci rilassiamo in albergo dove il nostro meritato riposo sarà accompagnato dal rilassante scroscio dell’acqua che scende dalle pareti rocciose per tutta notte.
Sabato 19 settembre godiamo ancor di più dei paesaggi che ci circondano, grazie ad un trekking tra sentieri scoscesi ed irti lungo la Valle del Todrà fino a raggiungere un accampamento di pastori Berberi. Stanchi ma inebriati dalla varietà di colori che hanno accompagnato la nostra passeggiata, riprendiamo il viaggio verso le Gole del Dades, dove all’ora della merenda pranziamo.
L’Hotel Cafè Restaurant Timzzillite ci ospita per il pranzo sulle sue terrazze panoramiche dove gustiamo una spartana omelette al formaggio e olive, godendo di una veduta incredibile.
Poi di nuovo in pulmino arriviamo alla Kasbah Amerihdil, trasformata in albergo di lusso e ancora in viaggio verso Ouarzazate dove passeremo la notte.
Ouarzazate è famosa per ospitare studi cinematografici usati da molte produzioni americane ed europee. L’hotel La Valleè risulta ideale per riprendersi dalle fatiche del trekking mattutino: è pulito, accogliente e soprattutto dotato di una piscina a cui molti di noi non hanno saputo resistere. Cena in albergo sotto ad una finta tenda Berbera, the alla menta e chiacchere in compagnia sugli scomodi divani, sotto al portico.
Domenica 20 settembre dopo l’abbondante colazione sul bordo della piscina, iniziamo il nostro giro da cinefili.
La Kasbah Taourirt, la meglio conservata di tutto il Marocco, compare anche nel film Guerre Stellari.
Il Museo del Cinema accoglie set cinematografici a grandezza reale, utilizzati per produzioni sugli episodi della Bibbia.
Ksar ait Benhaddou, la citta’ fortificata formata da diverse kasbah, utilizzata per molte produzioni tra cui Gesu’ di Nazareth di Zeffirelli, Alexander e Il Gladiatore.
Al Maktoub Riad pranziamo con vista su di un paesaggio incantevole: la rossa Ksar ait Benhaddou, avvolta da un cielo azzurro ed intenso e …..... sogniamo ad occhi aperti immaginando quanti vip siano passati da queste parti e magari anche seduti sulle nostre stesse sedie!
Riprendiamo il viaggio verso Marrakech dove arriviamo non prima di aver attraversato l‘Atlante, la famosa catena montuosa de l’Africa nord-occidentale, il cui punto più alto raggiunge gli otre 4000 metri.
Noi ci accontentiamo del Col du Tichka a 2260 metri, dove non riusciamo a rimanere fuori dal pulmino per più di qualche minuto. L’aria talmente gelida ci consente solo di fare la foto ricordo davanti all’insegna del luogo e poi via di nuovo in viaggio.
Il nostro fidato autista ci conduce attraverso seducenti paesaggi e nel giro di qualche ora passiamo dalle alte e fredde montagne alle aride pianure. È un susseguirsi di paesaggi e colori in continuo cambiamento e i finestrini del pulmino ci sembrano tanti piccoli schermi cinematografici.
Nella calda e caotica Marrakech arriviamo nel tardo pomeriggio e subito prendiamo possesso del nostro colorato e simpatico albergo: il Riad Omar.
Poche stanze distribuite su due piani, con affaccio sul patio, chiuse da massicce e rumorose porte in legno scuro e ovunque colorati mosaici in ceramica.
Ci buttiamo subito nella piazza più famosa del Marocco: Jamaa el Fina, è ancora deserta e non ne percepiamo il fascino, ma poche ore dopo si è animata. Giocolieri, incantatori di serpenti, mangiafuoco, cantastorie, suonatori, acrobati, venditori di denti .... tutto per la gioia dei locali e dei turisti.
Nel variopinto caos della piazza ceniamo; prima i più arditi del gruppo consumano lumache in brodo e poi tutti insieme ci accomodiamo intorno ad un asse in legno ricoperta da una tovaglia di plastica, su precarie panche.
Gustiamo una zuppa di lenticchie e fagioli e salsiccia alla piastra cotta davanti ai nostri occhi. Poi di nuovo in mezzo alla folla della piazza, facendo uno slalom tra i ristoranti e i fumi delle cucine da campo che a fine serata saranno smontate e portate via lasciando la piazza incredibilmente libera.
Come digestivo una bevanda calda molto speziata a base di cannella, accompagnata da un dolcetto, non bene identificato, con cacao e frutta secca.
Il giorno dopo, lunedì 21 settembre di buon ora, dopo un‘abbondante colazione sul terrazzo panoramico del nostro riad, iniziamo a piedi il giro della città.
Ci immergiamo subito nella colorata e profumata Medina ancora in fase di risveglio, ma non per questo priva di fascino e suggestioni.
Visitiamo poi una delle attrazioni principali di Marrakech: la Tomba di Sadiane, una necropoli del 1500, scoperta solo nel 1917. Qui variegati e simpatici gatti randagi fanno la guardia alla tomba della madre del sultano Ahmed el-Mansour.
Poi ci dirigiamo al Palais Badii con i suoi resti archeologici, utilizzati anche come sfondo per grandi concerti di musica sinfonica e pop. Ne visitiamo le sotterranee e buie prigioni e le terrazze che simpatiche cicogne hanno eletto a propria dimora.
Poi ancora il Palais de la Bahia con le sue numerose stanze, tutte elegantemente affacciate sui patii interni. È un tripudio di colorati mosaici che decorano ogni centimetro di pavimenti, soffitti e mura.
Poi di nuovo in piazza Jamaa el Fina persi tra le botteghe del Souk: l’enorme mercato è diviso in settori, ci sono gli artigiani del cuoio, del ferro battuto, delle stoffe e ancora i venditori di profumatissime spezie e saponi.Le botteghe di frutta e verdura con la menta fresca sempre in un angolo e ancora i dolci e torroni alla frutta secca e i venditori di spremuta d’arancia.
Ceniamo a buffett all’hotel Alì dove incrociamo gatti che girano tranquillamente per l’albergo o stanno comodamente adagiati sui sofà.
Marrakech infatti è anche la città dei gatti: sono ovunque, per strada, nei negozi e addirittura nei ristoranti dove entrano come veri e propri ospiti.
Dopo cena ci godiamo il panorama notturno della piazza dalla terrazza di un locale: è una miriade di luci, colori, voci e fumi soprattutto dalle cucine da campo. Sorseggiamo l’immancabile the alla menta e poi via di nuovo in mezzo all’animata piazza.
Martedì 22 settembre inizia molto presto con la partenza per il Parco Nazionale del Toubkal dove faremo un suggestivo e a volte rischioso trekking. Percorriamo prima l’argine del fiume dove ovunque sono allestiti salotti e ristorantini e per fino in mezzo all’acqua ci sono tavolini su cui consumare un caratteristico pasto.
Poi via iniziamo la salita per raggiungere le Cascate della Valle dello Ourika. Ci accompagna una simpatica e disponibile guida e lungo tutto il percorso incontriamo ambulanti, venditori di bibite fresche e ragazzi disposti a farci da guida o semplicemente a portarci lo zaino in cambio di qualche spicciolo.
Le cascate sono sette, alcune sono poco più che ruscelli ma per raggiungere l’ultima a 1600 metri facciamo un trekking a volte estremo, lungo sentieri stretti scivolosi, percorrendo strapiombi di oltre 200 metri di altezza.
Arriviamo comunque sani e salvi fino all’ultima cascata raggiungibile a piedi e qui i più arditi del gruppo fanno un bagnetto tonificante nell’acqua gelida a 12 gradi.
Dopo esserci ritemprati scendiamo di nuovo in paese per il pranzo e poi via si torna a Marrakech e dopo un rilassante Hammam tutti a cena al ristorante Oscar Progress, molto gettonato dai locali.
Mercoledì 23 settembre salutiamo Marrakech non prima di aver compiuto una visita ai Giardini Majorelle, dove l’artista francesce Jacques Majorelle visse, all’interno di una villa in stile Liberty, circondata da piante di cactus, palme, banani e canne di bambù.
In pulmino riprendiamo il viaggio verso Essaouira, la città del vento sulla costa Atlantica dove arriviamo nel pomeriggio. Ci accoglie una foschia fitta e soffocante e l’architettura ci ricorda una qualsiasi città della Bretagna ; ancora una volta il Marocco ci mostra la sua ennesima faccia!
Ci accomodiamo al Riad jade Mogador: è caldo ed accogliente, finemente arredato con vetri a mosaico e lampade in ferro battuto nella tradizione marocchina.
Visitiamo subito la cittadina: il porto, i bastioni Portoghesi con i suoi antichi cannoni e le piazzette con i locali all’aperto dall’aspetto tanto vecchia Europa. Ceniamo al porto con piatti a base di pesce fresco e poi una passeggiatina sulla spiaggia deserta per vedere con i nostri occhi il riposo del maestoso Oceano Atlantico.
Il giorno successivo giovedì 24 settembre è libero per tutti: qualcuno va per bancarelle, altri lo passano in spiaggia, altri ancora tra le dune a scorrazzare sulle 4 ruote e a fine giornata i superstiti si ritrovano a cena al ristorante Essalam e poi via un ultimo giro per le strade di Essaouira.
Venerdì 25 settembre inizia molto presto per il nostro gruppo: dobbiamo raggiungere Casablanca e ripartire per l’Italia.
In pulmino iniziamo la risalita della costa Atlantica : prima tappa Safi, la città delle ceramiche e poi pranzo in mezzo alla strada a Oulidia.
Infine il pomeriggio a el Jadida con una simpatica guida che ci porta a visitare le antiche cisterne, il porto e i bastioni portoghesi.
Con il tramontare del sole inizia anche il conto alla rovescia per la partenza dal Marocco e dopo gli ultimi acquisti e la cena riprendiamo il viaggio verso Casablanca.
Ci arriviamo in serata e dopo il congedo dal sorridente Giovanni entriamo in aeroporto dove oltre ai gatti ci accoglie casualmente la musica della Barilla, segno che l‘Italia ormai è vicina e forse ... da domani il Marocco non ci sembrerà più così tanto lontano.